LA GUERRA PENALIZZA IL MERCATO DELLE MELE: VENDITE A RILENTO, CHIUSO L’EGITTO

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Martedì 12 aprile si è tenuto il consueto incontro mensile del Comitato Marketing di Assomela durante il quale, anche grazie agli spunti forniti dalla partecipazione di Mario Schiano Lo Moriello di ISMEA sulle dinamiche dei prezzi, dei consumi e dell’export, si è valutata l’evoluzione del mercato nelle ultime settimane ed i fattori che lo stanno influenzando.

La riunione è stata preceduta anche da un meeting ad hoc sul prodotto bio, al quale hanno partecipato i soci di Assomela, ma anche i principali rappresentanti del settore al di fuori dell’associazione.

Per quanto riguarda il mercato, le giacenze al primo di aprile sono in linea con quelle degli anni precedenti, a 619.000 tons, ma le vendite nel mese di marzo sono procedute più lentamente di quanto inizialmente previsto, fermandosi poco al di sopra delle 207.000 tons.

Per il prodotto biologico, il mercato è sotto controllo e la campagna dovrebbe concludersi regolarmente nei prossimi tre mesi; se le rosse e le varietà nuove procedono senza grosse difficoltà, maggiori criticità si rilevano invece per la varietà Golden Delicious.

Per il prodotto da produzione integrata, la stagione della Gala è praticamente giunta al termine e per le varietà rosse, in modo particolare per la Red Delicious che ha trovato ampio spazio in India, le vendite sono procedute regolarmente e ci si attende la fine della stagione per l’estate, secondo quanto inizialmente previsto. Anche per la Granny Smith e per le nuove varietà club – ad eccezione di alcune cultivar e dei calibri più piccoli – la stagione di commercializzazione dovrebbe concludersi regolarmente nei prossimi mesi. Al contrario, come già segnalato nei mesi precedenti, il mercato è certamente più complesso per le mele di seconda categoria e quelle di minor calibro; il problema è trasversale alla maggior parte delle varietà, ma particolarmente sentito nel caso della Golden Delicious, per la quale invece la situazione resta positiva per le mele premium e di calibro medio-grande.
Considerata l’incidenza dei calibri minori in questa stagione, la loro difficoltà di collocazione influenzerà certamente le liquidazioni finali ai produttori.

La maggiore lentezza delle vendite è indubbiamente dovuta anche a quanto sta accadendo sui mercati internazionali a seguito del conflitto ucraino che impatta sul sistema italiano delle mele, tradizionalmente orientato all’esportazione, che risente degli effetti della situazione geopolitica sia in modo indiretto che diretto. Per effetto della crisi Ucraina e della chiusura della Bielorussia, la Polonia ha perso sbocchi per ulteriori 200.000 tons. circa, ma anche Paesi come la Serbia e la Moldavia, che indirizzavano fino al 90% del proprio prodotto verso la Russia, hanno visto compromesse le loro capacità di export e sono alla ricerca di mercati alternativi, tra cui ovviamente la vicina Unione Europea.
Nel caso del sistema melicolo italiano, l’effetto più grave generato dalla crisi ucraina, al di là dell’aumento generalizzato dei costi, è l’impossibilità recente di accedere al mercato egiziano. La banca centrale egiziana, con la volontà di frenare l’uscita dal Paese di valuta forte che servirà nei prossimi mesi per l’acquisto di cereali, non rilascia più agli operatori egiziani le lettere di credito necessarie per procedere con i pagamenti, bloccando di fatto la possibilità di importare. Il mercato egiziano è un mercato vitale per l’export delle mele italiane, recependo in media 100.000 tons a stagione.

Proprio nell’ottica di comprendere al meglio queste dinamiche di mercato con dati aggiornati ed analizzare al meglio le tendenze ed i fattori che le influenzano, è stata e sarà preziosa nel prossimo futuro la collaborazione con Schiano Lo Moriello e l’ISMEA – fonte, tra le altre cose, del Ministero delle Politiche Agricole per i dati che quest’ultimo fornisce alla Commissione Europea per il monitoraggio del settore melicolo europeo.

Infine, con riferimento all’aumento dei costi, dei quali si è già parlato lo scorso mese, Assomela, in collaborazione con altri soggetti rappresentativi del mondo ortofrutticolo italiano, sta cercando di valutare l’impatto effettivo in termini di cent/kg per le singole aziende, per le OP e per l’intero comparto. I risultati, ancora parziali al momento, riflettono una situazione molto preoccupante che non potrà che impattare fortemente sulla remunerazione al produttore. Assomela, oltre a muoversi a livello nazionale ed europeo per proporre soluzioni concrete che possano attutire gli effetti di questi aumenti e chiedere interventi incisivi, ad esempio maggiore flessibilità sui Piani Operativi utilizzandoli per rendicontare alcuni costi, ritiene cruciale che una parte di essi venga ridistribuita lungo tutta la catena di approvvigionamento. Per questo si reputa urgente aprire un confronto con i retail per capire se esistono eventuali margini di assorbimento dei fattori negativi nei prezzi di vendita.

Al momento, la forte organizzazione del sistema melicolo italiano sta permettendo di mitigare gli effetti generati da una situazione a dir poco complicata, ma è fondamentale che nei prossimi mesi il quadro di riferimento cambi per non rischiare di compromettere la prossima stagione prima ancora del suo inizio.

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