“LA FRUTTA DI QUALITÀ STA DIVENTANDO UN BENE DI LUSSO?”

Condividi

Esposizione di frutta di un fruttivendolo di Crema nei giorni scorsi. Pesche, albicocche e prugne circa 5 euro/kg (esattamente 4,90). Stesso prezzo per i meloni mantovani. Sono i prodotti più economici. Poi si passa alle ciliegie del Trentino a quasi 10 euro/chilo, ai kiwi Nuova Zelanda (verdi) a 6,80, i kiwi gialli a 8,90, gli avocado a 3 euro l’uno. Sono prezzi fuori dal mondo? No, solamente un po’ più alti di quelli proposti da primarie catene della GDO. Per trovare prezzi molto più bassi bisogna andare dai retailer discount o dai negozi etnici (quelli dello 0,99).

Prezzi stracciati equivalenti a scarsa qualità? Non è detto, perché le fregature (frutta raccolta acerba, frigoconservata e che poi in casa non matura) sono all’ordine del giorno anche dal fruttivendolo sotto casa o nel supermercato di fascia alta. I motivi saranno i più diversi (la stagione, il clima, le produzioni mancanti…) ma è un dato di fatto che la frutta di qualità per il consumatore sta diventando un bene di lusso (e gli ortaggi, con le patate, prodotto basico per la spesa di una famiglia, a 1,60-1,70 al chilo?). Quindi non meravigliamoci se i consumi languono e si ridurranno sempre di più, con dirette conseguenze sui bilanci delle piccole imprese familiari del commercio e sui bilanci dei retailer grandi e piccoli, che comunque hanno altri settori su cui spuntare margini soddisfacenti.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE