KIWI: VERONA, LA BATTERIOSI DEVASTA LE PRODUZIONI DEL VILLAFRANCHESE

Condividi

La batteriosi del kiwi è arrivata anche nel Villafranchese (provincia di Verona). La malattia si è diffusa seccando la linfa all’interno del fusto. Nei campi sono in corso i primi espianti, necessari per cercare di fermare il diffondersi della Psa, pseudomonas syringae Actinidiae, che da alcuni anni sta imperversando nelle principali zone di produzione nazionali.

I danni economici per gli operatori sono enormi. Negli ultimi anni molti agricoltori, nel Villafranchese, hanno optato per i kiwi, sostituendoli alle pesche, non più remunerative. Hanno affrontato investimenti per decine di migliaia di euro: un impianto, tra piantine (dai 3,5 a 6 euro l´una), pali di cemento, reti antigrandine, e sistema di irrigazione a pioggia, costa dai 30 ai 45mila euro a ettaro. Ora è tutto da smantellare.

"A primavera, al risveglio vegetativo le piante erano secche", racconta Simone Barlottini, di Quaderni, tra i primi coltivatori a espiantare, intervistato dal quotidiano L’Arena. "I periti della Regione sono venuti in sopralluogo e abbiamo constatato la presenza della Psa. Mi hanno consigliato o di pulire il frutteto o di eliminare tutte le piante. Ripulirlo significa togliere i rami tumorali e lasciare i sani. Ma l´anno prossimo sarei da capo. Il kiwi è una pianta linfatica e quando ha questo virus muore, perché si occludono i vasi linfatici".

È amareggiato Barlottini: coltivava pesche, ma per la Sharka ha smesso e si è orientato sui kiwi. Ora riprogramma il futuro sulla viticoltura: "La vigna è una pianta antica. Resiste a tutto. Produrrò Pinot grigio". Nel frattempo sta smantellando i suoi impianti: uno del 2005 e uno del 2010, per un totale di otto ettari, con ottomila actinidie, e un investimento di 250mila euro. "Il frutteto del 2005 era in produzione e ha ripagato le spese. Quello del 2010 doveva dare i primi frutti quest´anno. Tolgo tutto in questi giorni. Almeno, se dovessero arrivare dei contributi dalla Regione sarò il primo della lista". "C´è chi cura, ma in questo caso il frutteto va eliminato", spiega la madre Mariella Zago, proprietaria dell´impianto del 2005. "Non ci sono cure efficaci, spenderemmo denaro senza risultati. Quello del 2010, poi, è un impianto nuovo, non si ripagherebbe le spese con il raccolto".

La Psa, infatti, è arrivata tramite piante malate. Riguarda, quindi, frutteti nuovi, appena installati per i quali gli agricoltori ancora non hanno avuto produzione con la quale ammortizzare l´investimento. Le temperature basse e le piogge delle scorse settimane hanno aiutato la proliferazione della malattia. "La situazione è grave. Non sappiamo ancora quantificare l´importo totale del danno che abbiamo patito", spiega Luigi Scattolini, direttore del mercato ortofrutticolo di Villafranca. "È stata colpita tutta la fascia sud, da Villafranca a Valeggio, lungo la cintura mantovana. Si sono ammalati dapprima i maschi, che producono polline per fecondare le femmine. Non ci sono vie alternative, se non pulire i frutteti dalle piante malate, perché la Psa non si propaghi: ha una velocità di contagio elevata e non ci sono trattamenti risolutivi. Siamo in apprensione. Temo un´ecatombe".

Verona coltiva a kiwi 2.500 ettari (sui 3.300 in tutto il Veneto) con una produzione annua di oltre 570mila quintali e un fatturato di 27 milioni di euro. La Psa, conosciuta all´estero dal 1989, giunse in Lazio nel 1994, ma fu "avvistata" in Veneto a Treviso nel 2010. La Regione vietò l´installazione di nuovi impianti fino al dicembre 2012. (fonte: L’Arena)

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE