KIWI: PER SCONFIGGERE LA BATTERIOSI SERVE PIÙ COORDINAMENTO TRA LE REGIONI

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La coltura del kiwi oggi in Italia si sta interrogando sul proprio futuro, sia in funzione della crescente necessità di rinnovareofferta attraverso una più ampia diversificata base varietale, sia in funzione delle crescenti preoccupazioni che la batteriosi Psa (Pseudomonas syringae pv. actinidiae) sta destando nella filiera, dal vivaismo alla commercializzazione.

Tutto il mondo che ruota attorno all´actinidia, a cominciare dai frutticoltori, da tre anni vive nella preoccupazione di vedere minato il proprio lavoro in maniera irreversibile a causa dell´espandersi della batteriosi. Preoccupazioni legittimate principalmente da due ordini di fattori: la totale impreparazione di tutti nel fronteggiare questa nuova emergenza patologica e la notevole aggressività con cui il batterio si è palesato e sviluppato.

L´Italia è stata la prima nazione, tra le grandi produttrici di actinidia, a subire danni ingenti a causa della batteriosi; nel giro di pochi mesi anche altri Paesi hanno segnalato la presenza del batterio e, in taluni ambienti, come la Nuova Zelanda, esso è esploso anche più gravemente, interessando il 40% della superficie coltivata (6.200 ettari).

L´emergenza, quindi, è globale ed ha generato la rincorsa per comprendere le cause, gli effetti reali e potenziali, i possibili rimedi, i fabbisogni di ricerca per circoscrivere il problema e trovare alcune misure controffensive. Ad oggi, in realtà, pochi sono i passi fatti in avanti, a cominciare dalle disillusioni sui tanti prodotti curativi che altrettanti improvvisati fitoiatri hanno proposto per debellare il batterio.

È difficile il contenimento chimico-fisico delle infezioni da Pseudomonas su actinidia. La prevenzione, basata sul materiale vivaistico certificato e su regolari applicazioni di prodotti rameidi, appare, ad oggi, l´unica strategia adottabile con successo; bisogna diffidare del "prodotti miracolosi".

La ricerca italiana è al lavoro con il supporto ed il sostegno economico di tutte le Istituzioni pubbliche (ministero delle Poplitiche agricole, Regioni, ecc.), che non hanno mancato di intervenire direttamente anche nei confronti delle aziende agricole colpite dalla batteriosi. La Regione Veneto partecipa congiuntamente alla Regione Friuli-Venezia Giulia ad un progetto di ricerca e sperimentazione affidato alla responsabilità scientifica dell´Università di Udine; gli obiettivi prioritari riguardano la filiera vivaistica e sono il confronto sulla suscettibilità alla batteriosi di piante ottenute in vivaio da micropropagazione e/o da talea; lo studio del rapporto tra patogeno e ospite e sulle reazioni ultramicroscopiche in piante di kiwi infette ottenute per micropropagazione o per talea legnose; lo studio del comportamento di piante ottenute da fonti asintomatiche selezionate in zone infette da Psa e di piante sane derivate dalla normale filiera commerciale.

Sarebbe comunque auspicabile un maggior coordinamento tra le diverse realtà regionali per fronteggiare una vera e propria emergenza che ha colpito una specie fino ad ieri considerata quasi immune. Un ruolo molto importante rivestono le tecniche agronomiche nella prevenzione del Psa. Bisogna pertanto puntare sulla prevenzione e sull´equilibrata gestione vegeto-produttiva dell´impianto; fattori assai influenti sulla suscettibilità dell´actinidieto all´infezione del batterio. Va comunque evitato ogni tipo di abuso di mezzi tecnici che possono rendere le piante più performanti, ma allo stesso tempo più deboli. Sotto il profilo economico-commerciale il kiwi italiano, a fronte di una sempre maggiore concorrenza sui mercati esteri e di una più difficoltosa collocazione sul mercato nazionale, evidenzia uno scenario caratterizzato da luci ed ombre. Non è sufficiente la qualità del prodotto per essere competitivi, occorre una forte capacità organizzativa per essere vincenti nella globalizzazione. I consumi sono stabili nei mercati tradizionali, ma ancora ampi sono i nuovi possibili sbocchi, batteriosi permettendo. (fonte: L’Arena)

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