KIWI, IL CILE PUNTA ALL’INDIA, MA IN AUMENTO ANCHE GLI INVII IN EUROPA

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Il kiwi cileno punta all’India, dove dallo scorso anno è in vigore un accordo commerciale grazie a cui può godere di una tassazione dimezzata rispetto ai Paesi competitor.

A poco meno di un mese dall’apertura della stagione in Sud America, il comparto ha partecipato in forze all’edizione 2018 di Fresh Produce India (Mumbai, 26-27 aprile). Presenti diversi produttori locali e il Comité del Kiwi de Chile, sostenuto e promosso dall’Associazione degli esportatori di frutta (ASOEX) e dal Ministero dell’Agricoltura attraverso un fondo gestito da ProChile, l’Ufficio governativo per il coordinamento delle attività promozionali all’estero.

Nel 2017 il Subcontinente indiano ha importato 5.109 tonnellate di actinidia dal Cile, registrando un aumento del 59% rispetto alla stagione precedente. Un risultato importante, che può migliorare se sostenuto da una campagna promozionale ad hoc, atta a promuovere l’immagine del prodotto migliorandone il posizionamento e la consapevolezza tra i consumatori.

In Cile la stagione è iniziata in lieve ritardo, ma già oggi – circa venti giorni dopo l’avvio – l’impatto è stato assorbito e la partenza ‘soft’ viene valutata positivamente vista l’evoluzione dei mercati. “In Europa finora lo spazio commerciale per il nostro prodotto era molto limitato: per il kiwi italiano, che ha cercato di spuntare prezzi migliori, le vendite sono state più lente rispetto alla norma”, ha spiegato Carlos Cruzat (nella foto), presidente del Comitato del Kiwi. “Inoltre anche la produzione greca è stata significativa e con una finestra più estesa grazie agli impianti di stoccaggio utilizzati in Italia per mantenere il prodotto sul mercato più a lungo”. Stesso discorso in Cina dove ormai da anni i kiwi di fine stagione dell’Emisfero settentrionale arrivano qualitativamente ancora molto buoni e con prezzi molto più bassi rispetto alle settimane precedenti.

Lo scorso anno, l’Ue è stata la destinazione principale per i kiwi cileni, con oltre un quarto del volume di export assorbito, seguita da Stati Uniti (14%), Cina (9%) e Russia (8%).

“Per questa stagione – ha aggiunto Cruzat – prevediamo un aumento degli invii del 3%, per un totale di circa 180 mila tonnellate. In termini produttivi abbiamo introdotto nuovi parametri di qualità, cosicché i produttori hanno lasciato i frutti più a lungo sulle piante per ottenere livelli migliori di sostanza secca, un aumento del rapporto tra solidi solubili totali e acidità e più gradi brix; tutti aspetti fondamentali per ottenere un kiwi di maggiore dolcezza e gusto”.

Nel complesso Cruzat si aspetta calibri lievemente più grandi rispetto al raccolto precedente, mentre parlando di quantità, per la varietà Hayward – la più diffusa in Cile – si prevede un aumento dei volumi grazie alla buona allegagione durante l’inverno.

“Altro discorso per le varietà gialle che hanno registrato una significativa perdita di raccolto a causa delle condizioni climatiche avverse e della loro maggior vulnerabilità alla PSA”, ha dichiarato il presidente. “Ad oggi la varietà gialla più importante è la Jintao di Jingold, che aumenterà di nuovo e recupererà la produzione. Questo è l’importante”, ha aggiunto Cruzat spiegando che i problemi legati alla batteriosi ne hanno ridotto la superficie produttiva da 380 ettari a circa 250 ettari. “I frutteti rimasti sono quelli in cui i produttori hanno imparato a gestire la PSA”.

Anche il kiwi giallo Soreli, sviluppato dall’Università di Udine, sta crescendo molto in termini di estensione degli impianti e di volumi raccolti. “Soreli ha aumentato la sua superficie di circa 80-90 ettari nonostante non siano ancora state introdotte procedure speciali contro PSA e Verticillium”. Novità anche rispetto all’ultima varietà selezionata dalle Università di Udine e di Bologna: “Quest’anno ci sarà il primo grande raccolto di Dorì, verso cui sono riposte molte aspettative”.

Infine circa la Enza Gold di proprietà della neozelandese T&G Global si rilevano non poche difficoltà di resistenza alle malattie. “Negli ultimi anni – ha concluso Cruzat – le superfici dedicate all’una o all’altra varietà si sono modificate, in alcuni casi diminuendo a causa di malattie mentre in altri casi aumentando grazie alle nuove cultivar introdotte”.

Chiara Brandi

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