Anche nel secondo mese di emergenza provocata dall’epidemia di Covid-19, l’ISMEA ha monitorato la filiera agroalimentare, dalla fase di produzione iniziale sino a quella delle vendite al dettaglio, misurando gli effetti imposti dal blocco totale del canale horeca e dall’azzeramento dei flussi turistici sul mercato interno, sino alla contrazione dell’export.
Nella parte produttiva della filiera, pure nella necessità di affrontare numerose criticità, il settore appare al momento ancora una buona capacità di tenuta e in grado di garantire l’approvvigionamento dei mercati finali, al netto di eccezioni rappresentate dal florovivaismo e dalla pesca. Pesano tuttavia, specie per il comparto ortofrutticolo, le difficoltà di reperire manodopera straniera per le operazioni di raccolta. Le vendite al dettaglio di prodotti alimentari confezionati hanno avuto un incremento ancora a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+18%) e, nel complesso, sono cresciute anche rispetto al primo mese di emergenza di un ulteriore 3%.
Le principali tendenze che si rilevano in questo secondo mese di lockdown sono:
-Il notevole incremento delle consegne a domicilio (+160%) con un limite di crescita che è stato imposto non dalla effettiva domanda, ben più alta, ma dalla capacità di soddisfarla.
-La riscossa degli esercizi commerciali di prossimità che hanno organizzato in fretta anche loro la “consegna a domicilio”.
-Un sostanziale cambio delle preferenze d’acquisto da parte dei consumatori che hanno virato dai prodotti stoccabili all’ingredientistica (uova, farina, olio, mozzarella, ecc.);
-Una certa ripresa degli acquisti di vino soprattutto di quello con posizionamento di mercato medio o medio-basso;
-Una qualche saturazione delle dispense e la possibile crisi di liquidità di alcune famiglie, soprattutto al Mezzogiorno.
Nello specifico per la filiera ortofrutticola Ismea precisa che, come già rilevato nelle primissime settimane di restrizioni sanitarie, continua a operare piuttosto regolarmente, anche se non mancano difficoltà nella catena produttiva e distributiva. Permane, infatti, il problema legato alla disponibilità di lavoratori, soprattutto stranieri, per le operazioni di raccolta e lavorazione degli ortaggi e della frutta, con conseguenti rallentamenti (non sempre tollerabili) nello svolgimento di tali operazioni. Viceversa, sembrerebbero essersi attenuate nelle ultime settimane le difficoltà legate alla logistica, sebbene in alcuni casi si riscontrino ancora rallentamenti nel trasporto su gomma a causa dell’indisponibilità di qualche vettore. A queste si è anche aggiunta la difficoltà da parte della filiera di gestire la maggiore richiesta della grande distribuzione di prodotti ortofrutticoli confezionati.
Peraltro, dopo un inverno particolarmente mite che aveva consentito alla filiera nei primi mesi dell’anno di portare sui mercati un’offerta nazionale ampia e diversificata, ha fatto seguito – tra la fine marzo e la prima parte di aprile – un deciso peggioramento delle condizioni clima- tiche con qualche nevicata anche a bassa quota e con gelate notturne. I danni arrecati sia alle colture orticole in pieno campo sia ai fruttiferi in fase di fioritura o allegagione (albicocchi, peschi, kiwi e noccioli) non sono ancora quantificabili, ma è probabile che vi siano stati danni anche per le produzioni spagnole, peraltro più avanti in termini di sviluppo, per le quali si prevede una riduzione della produzione.
Sul fronte dei consumi permane il trend di maggiore preferenza verso i prodotti ortofrutticoli più facilmente stoccabili (mele, kiwi, patate, cipolle), sebbene nel periodo pasquale si sia assistito a una buona domanda per prodotti come carciofi, asparagi e fragole.
In termini generali, anche tra la seconda metà di marzo e la prima metà di aprile, la domanda di prodotti ortofrutticoli da parte della grande distribuzione si è confermata sostenuta e superiore alla media. Interessante è anche l’aumento della domanda da parte della grande distribuzione estera, soprattutto Germania, Belgio, Svizzera, Austria e Polonia. Questo fenomeno rende più fluido il mercato di alcuni prodotti e determina la correzione al rialzo dei listini all’origine e all’ingrosso, come nel caso di arance, mele, kiwi, patate, peperoni e pomodori.