INTERPERA, I PAESI PRODUTTORI GUARDANO ALL’OLTREOCEANO

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È la settima produzione in termini di volume a livello europeo, con 2.343.000 di tonnellate di raccolto previsto per la stagione 2015 (il 4% in meno rispetto allo scorso anno); l’Italia è leader produttivo con volumi pari a 723.000 tonnellate, in calo del 2% rispetto alle 737.000 del 2014. Stiamo parlando della pera, protagonista in questi giorni a Ferrara al primo Salone Internazionale dedicato a tale prodotto, FuturPera, che ospita al suo interno gli incontri e i dibattiti di InterPera, il più importante Congresso mondiale del settore.

 

Osservando in dettaglio la produzione 2015 dell’Italia si nota che l’Emilia Romagna contribuisce a fare del Bel Paese il primo produttore di pere in Europa – il terzo a livello mondiale – con circa 487.000 tonnellate di prodotto raccolto negli oltre 23.000 ettari di terreno dedicato. Al secondo posto il Veneto, con una produzione sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno pari a 78.928 tonnellate; segue il Piemonte con 33.175 tons (-7%).

 

In termini varietali, l’evoluzione della produzione all’interno dei paesi dell’Ue-28 degli ultimi 15 anni mostra una decisa specializzazione produttiva dei diversi paesi. Lo ha spiegato con un’attenta analisi Manuel Simon di Afrucat intervenendo ieri mattina al convegno di apertura dei lavori (vedi news). Se in l’Italia, infatti, la produzione si sta sempre più concentrando sulle Abate Fetel, con volumi nell’intorno delle 350.000 tonnellate raccolte nel 2014, in Spagna l’attenzione è focalizzata sulle varietà Conference e Blanquilla (che da sole formano il 62% della produzione totale nazionale), nei Paesi Bassi ci si concentra quasi esclusivamente sulla varietà Conference, la Francia invece resta la roccaforte per la produzione di Williams (anche se i volumi raccolti sono perlopiù destinati all’autoconsumo) mentre il Portogallo punta sulle Rocha.

Un altro dato importante rilevato da Simon è quello relativo all’aumento del commercio intra comunitario: dal 2000 al 2014 si è passati dal 26 al 55% del totale della produzione. Nel periodo in esame, la variazione in termini di produzione è stata negativa, con l’11% in meno dei volumi prodotti in area Ue-28, mentre la differenza relativa alle esportazioni ha messo a segno un +84%. Se dunque si sta assistendo ad un generale aumento dell’export, che non si limita solo all’intensificazione dei traffici intra comunitari ma coinvolge anche paesi terzi, quali sono le principali destinazioni delle pere europee? A questa domanda ha puntualmente risposto Elisa Macchi del CSO. In generale la chiusura del mercato russo ha portato ad un profondo cambiamento delle rotte commerciali. Per il Belgio, ad esempio, prima dell’embargo la Russia rappresentava il principale mercato di destinazione con oltre il 40% del totale dei volumi assorbiti (pari a circa 135.000 tonnellate), dopo l’agosto dello scorso anno tale percentuale è stata in parte “spalmata” tra le destinazioni già note, con aumenti importanti come nel caso della Lituania (la cui quota è passata dal 2 al 12%), e in parte ampliando i contatti commerciali (la voce “altre destinazioni” è salita dal 10 al 18% in un anno). Scelta, quest’ultima, preferita dall’Olanda che ha allargato il proprio commercio ad altri paesi del 9% (dal 14 al 23%). La Germania, invece, resta il primo mercato di destinazione delle pere italiane con oltre 65.000 tonnellate assorbite nella stagione commerciale 2014/15, circa il 40% dell’export totale. Stabile al secondo posto, con oltre 20.000 tons acquistati (poco più del 10% del totale spedito all’estero), c’è la Francia, mentre al terzo posto la Libia. Il paese nord africano, nonostante i problemi legati all’instabilità interna, si conferma un mercato in crescita con oltre 10.000 tonnellate di pere assorbite nel 2014/15 (7% del totale).

In generale le esportazioni del nostro paese stanno registrando un tendenziale, seppur prudente, incremento: la scorsa campagna i volumi commercializzati oltre frontiera sono stati pari a 163.000 tonnellate (+14% sul 2013/14), di cui l’87% è rimasto entro i confini europei. L’Italia a sua volta è il primo paese di destinazione per le pere spagnole, con poco meno di 25.000 tonnellate ricevute nel 2014/15; seguono Marocco, che negli ultimi anni ha acquistato una importanza sempre maggiore per gli operatori iberici fino a toccare volumi pari a 20.000 tons, e Brasile con 15.000 tonnellate importate. Infine, tra i principali paesi esportatori non si deve dimenticare il Portogallo, che con 144.000 tons di pere esportate nel 2014/15 ha messo a segno un incremento del 20% rispetto alla stagione precedente. Principali destinazioni: Brasile, con oltre 55.000 tonnellate ricevute (pari a circa il 40% del totale); Regno Unito, con circa 20.000 tonnellate; Francia e Spagna, con poco meno di 20.000 tonnellate ciascuna. In termini di import, invece, si rileva una tendenziale crescita; la domanda dunque secondo Elisa Macchi sorge spontanea: si tratta di una aumento della domanda o è una triangolazione? Visti i paesi protagonisti di tale incremento – Olanda, Belgio e Italia – e le tendenze di consumo registrate negli ultimi anni, la risposta è quasi scontata.

Tra i paesi extra comunitari si profilano sempre più importanti quelli dell’Estremo Oriente, ad appannaggio dei soli Paesi Bassi per via delle barriere fitosanitarie imposte alla gran parte dei paesi europei. Il Medio Oriente è visto con interesse crescente da Italia e Portogallo, anche se per ora sembra una prerogativa esclusiva della Spagna con circa 10.000 tonnellate di prodotto spedito in media nelle ultime due stagioni. La Spagna primeggia anche in Nord Africa, seguita dall’Italia, mentre più contenute sono le esportazioni di Francia e Portogallo. Circa il Continente Americano, tra i paesi che esportano pere in Sud America primeggia il Portogallo, seguito a distanza dalla Spagna; mentre il Nord America è ancora un mercato estremamente chiuso alle pere europee, con eccezioni per quantitativi limitati – nell’intorno delle 1.000 tonnellate –  provenienti da Portogallo e Italia.

Chiara Brandi

Ferrara

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