INNOVAZIONE, DEL CORE (GRAPE&GRAPE): “IL SUD È INDIETRO. SERVE AGGREGARSI”

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“Il gap sull’innovazione che registrano le regioni ortofrutticole del Sud Italia, sta conducendo a delle significative distorsioni di mercato ed è in gran parte causato dalla mancanza di aggregazione“. È la denuncia lanciata da Massimiliano Del Core (nella foto), presidente di Grape&Grape Group, centro di ricerca sull’uva da tavola pugliese.

“Le nuove tendenze di consumo – continua Del Core – spingono sempre più verso il ready to eat. Questo significa, in poche parole, innovazione. La logica ‘dal campo al consumatore’ subirà degli assestamenti anche in virtù del fatto che ci sarà bisogno di stabilimenti di trasformazione. Si tratta di un orizzonte inevitabile a cui il Sud non si sta preparando in maniera adeguata dal momento che per questo tipo di investimenti occorre passare necessariamente dall’aggregazione, che qui manca più che altro per una questione di approccio culturale”.

Nonostante le regioni del sud siano quelle maggiormente vocate alle colture ortofrutticole, se spostiamo l’analisi in termini di massa critica organizzata, la produzione delle Op per regione si assesta ad appena l’8% del totale nazionale in Campania come pure in Sicilia – ad esempio – e, addirittura, al 5% in Puglia.

Questo gap si ripercuote e, anzi, si amplifica, sul piano degli investimenti in ricerca e sviluppo. Secondo i dati di Ismea, se la spesa nazionale dei programmi operativi 2012, destinata all’innovazione è stata di 1,1 milioni di euro (neanche lo 0,7% del totale dei finanziamenti), il Mezzogiorno non ha speso neanche 30mila euro.

“In un comparto produttivo così frastagliato – segnala Del Core – è difficile che il singolo agricoltore discosti le proprie scelte decisionali da un quadro meramente legato alle varietà da piantare o alle tecniche colturali da usare. In questo senso se da un lato si registra che l’utilizzo dei programmi operativi per ricerca e sviluppo è praticamente inesistente nel Meridione, d’altro canto è anche vero che, queste dinamiche, rischiano di fare disperdere i risultati di quel poco di attività di ricerca che le singole realtà attive sul territorio, come la nostra, riescono a produrre”.

Mariangela Latella

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