INFLAZIONE RECORD, SEGNALI E DATI PREOCCUPANTI PER L’ORTOFRUTTA

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Da fine 2021 è iniziata una spinta inflattiva senza precedenti che il conflitto russo/ucraino ha ulteriormente peggiorato. Il dato di aprile di ISMEA, da questo punto di vista, è eloquente: pur registrando un lieve rallentamento rispetto a marzo, il delta rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – ma soprattutto il montante ad aprile -porta aumenti a doppia cifra sia per la frutta che per gli ortaggi, con inflazione all’acquisto riconosciuta e per ora solo parzialmente riversata alla vendita.

Ma già così i consumi sono in crisi: volendo semplificare per ogni punto di inflazione si perde mezzo punto a volume. Se le previsioni di inflazione degli esperti del settore sono corrette, significa un enorme retrocessione a livello dei volumi del comparto ortofrutticolo, con la possibilità di perdere in un solo anno molto più dei volumi persi nell’ultimo lustro.

I dati relativi al comparto specifico della IV Gamma sono in questo senso meno pesanti, sia relativamente ai dati inflattivi – in quanto non vi sono stati ad oggi richieste di aumento del tenore della prima gamma –  che sul fronte vendite, ad oggi in controtendenza rispetto all’ortofrutta:  il dato IRI di maggio vede un trend sui volumi pari a +5,7% sull’anno precedente (-4% per l’ortofrutta)  e il montante a +1,9% (-6% ortofrutta). Teniamo presente che anche se gli aumenti in acquisto per i fresh cut sono meno importanti, sono comunque presenti e sono stati  riversati con diversa progressione sul consumatore, e non completamente.

Occorre inoltre tenere ben presente che la IV Gamma si colloca in un paniere di acquisti estremamente teso, e in un contesto di crescente polarizzazione del reddito. Trattandosi di prodotti con contenuto di servizio non è da sottovalutare, alla luce della crescente riduzione del potere di acquisto del consumatore, la possibilità che lo stesso possa cambiare comportamento di acquisto privilegiando magari una prima gamma con un rapporto prezzo/kilo più vantaggioso anche in un contesto inflattivo come quello attuale.

Per Coop la preoccupazione è rivolta al panorama produttivo nazionale e in particolare al tessuto delle PMI che rappresentano la spina dosale del nostro sistema e con le quali – come molti altri attori della GDO – abbiamo l’obiettivo di creare relazioni di filiera e non inseguire la logica del prezzo più basso a tutti i costi, tipica invece di una specifica, distinta, parte della distribuzione moderna.

Ed è con la produzione e partendo dall’agricoltura che occorre rafforzare il sistema per guidare la transizione globale, affrontando innanzitutto il grosso nodo che si chiama cambiamento climatico, attraverso indirizzi strategici condivisi per raggiungere una reale sostenibilità competitiva che vada appunto dal produttore al consumatore.

Sotto questo aspetto Coop è sempre stata presente, e continuerà ad esserlo a fronte di proposte credibili e concrete Auspichiamo inoltre proposte su elementi di reale innovazione, che si possano trasferire sul consumatore in termini di offerta di prodotto ed assortimento, ma anche di risposta valoriale; per raggiungere questo obiettivo, individuiamo anche nella riduzione dei gap di genere e il ricambio generazionale un acceleratore per gli attori della filiera.

Penso per esempio alle vertical farming, un fenomeno che osserviamo e che in potenza potrebbe rispondere ad alcune delle istanze a cui mi riferisco per esempio per la sostenibilità ambientale generata dal sensibile risparmio idrico o al risparmio del suolo, ai vantaggi derivanti dalla possibile shelf life, etc…

Ma potrebbero anche essere soluzioni sui materiali di confezionamento, una spada di Damocle sulla categoria laddove non si gestisce efficacemente la comunicazione e l’educazione sui materiali e sullo smaltimento; su questo credo ci siano margini di miglioramento.

Innovazione auspicabile anche sulla materia prima, intesa come reale novità e non l’ennesima rucola o insalatina sullo scaffale, così da poter aggiungere valore e non frammentarlo con una diversa ripartizione, o mix con componenti distintivi possibili magari attraverso innovazioni nei processi. Sugli assortimenti apprezziamo ovviamente, come Coop, le proposte che riescono a leggere e intercettare i nuovi bisogni e nuovi stili di consumo.

La marca privata ha su tutto il mercato un peso estremamente rilevante, e il nuovo progetto di Coop sul prodotto MDD la valorizzerà ulteriormente all’interno dell’ insegna, delineandone meglio la centralità; oggi come ieri la chiave saranno i Valori e il Valore, come ci chiede il consumatore. Quindi nessun compromesso sulla qualità e sulla eticità, con il giusto rapporto tra qualità e prezzo, perché il prodotto sia buono per chi produce, per chi consuma e per l’ambiente.

Elisabetta Pellegrini     
buyer ortofrutta e IV Gamma di Coop

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