INFLAZIONE: IN FRANCIA LA GRANDE DISTRIBUZIONE HA ACCETTATO DI RIDURRE I PREZZI, CON SUCCESSO. E DA NOI?

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Da più parti si continua a sostenere che causa degli attuali livelli di inflazione sono dei fattori esogeni, come l’aumento dei i prezzi dell’energia e delle materie prime, per cui la cura adottata dalla BCE di aumentare il costo del denaro, concorrendo a frenare la domanda, pesa più sullo sviluppo degli Stati membri che sulle cause dell’inflazione.

In realtà, a partire da dicembre la componente legata ai beni energetici si è ridimensionata; in meno di un anno, l’aumento dei prezzi dell’energia è passato da + 71,1% di ottobre 2022 a + 2% di giugno (lavoce.info, 30/06). Anche l’aumento del prezzo delle materie prime è rallentato nel corso del 2023, sia per la relativa normalizzazione, si fa per dire, delle ricadute della guerra in Ucraina sia per il miglioramento del funzionamento delle catene di fornitura, il cui rallentamento, durante e immediatamente dopo la pandemia, aveva contribuito ad aumentare la pressione della domanda. Secondo il Fondo Monetario internazionale, argomento ripreso anche da Christine Lagarde nel Forum BCE del 26 giugno u.s., “i profitti delle imprese rappresentano ormai quasi la metà dell’inflazione complessiva nell’area euro”. Infatti, per la Presidente della BCE, le imprese hanno reagito al forte aumento dei costi, difendendo i propri margini di profitto, approfittando del fatto che i consumatori si dimostravano meno resistenti all’aumento dei prezzi per una maggiore disponibilità all’acquisto seguita alla fine della pandemia. Nello stesso tempo, però, le imprese non hanno riversato parte dei margini sui salari dei lavoratori, per cui la Confederazione dei sindacati europei stima che all’incremento dell’1% dei profitti reali delle imprese abbia corrisposto un crollo dei salari reali (quelli calcolati sul potere di acquisto) del 2,5% (lavoce.info,30/06).
E’ evidente che questa situazione non poteva durare, per cui a fronte della resistenza delle imprese a ridurre i propri margini di profitto si sta ora assistenza alla contrazione della domanda da parte di consumatori sempre più alla ricerca di prodotti a più basso prezzo, in particolare nell’alimentare, settore che sta registrando i più alti tassi di inflazione (+11,2% a maggio 2023). Se, come sostiene Christine Lagarde, si sta entrando in una fase nella quale i salari dei lavoratori recupereranno parte del loro potere d’acquisto, l’effetto dell’aumento dei tassi da parte della BCE sulla domanda – e una auspicabile disponibilità delle imprese a ridurre i loro margini di profitto – potrebbero favorire l’atteso abbassamento del tasso di inflazione.

Gli effetti sull’agroalimentare

Come abbiamo accennato, il settore alimentare è tra quelli che hanno registrato la maggiore contrazione della domanda (-4,2% nel 2022, senza significativi segnali di recupero nel 2023) a causa dell’aumento del costo del carrello della spesa (+11,2%). La strategie del consumatore per contenerne il costo (beni alimentari, per la cura della casa e della persona) è stato quella di orientare i suoi acquisti verso i discount (il 30% dei consumatori sceglie oggi il discount). Da sottolineare, che nel corso del 2022 i prezzi alla produzione del settore agricoltura, secondo l’ISTAT, hanno subito un incremento medio del 17,7%, quasi il triplo rispetto alla crescita del 2021, aumento che ha investito tutti gli anelli della filiera: dalla produzione primaria fino alla distribuzione.
Considerati i fattori causa dell’inflazione e dell’andamento dei prezzi nell’agroalimentare mi pare particolarmente interessante l’iniziativa in Francia del ministro dell’Economia, Bruno La Maire, che ha convocato tutte le grandi catene della GDO proponendo di applicare per un trimestre, a partire dal mese di marzo, i “prezzi più bassi possibile” a una selezione di un centinaio di prodotti. In base a questa iniziativa, alla quale hanno aderito tutte le grandi catene, la Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes (DGCCRF), che corrisponde alla nostra Autorità Antitrust, ha accertato una riduzione media di circa il 13% dei prezzi di questi prodotti nelle prime settimane, poi stimata da Nielsen tra il 5% e il 7%.
A maggio il Ministro ha annunciato il prolungamento dell’iniziativa fino alla fine del 2023 e invitato l’industria alimentare di seguire l’esempio della GDO. Il tasso di inflazione sui beni alimentari in Francia continua ad essere attorno al 5,6%, quasi la metà di quello nel nostro Paese.

Corrado Giacomini

economista agrario

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