IL VILLAGGIO DEI SALVI PER I LAVORATORI STRANIERI NELLE “BUONE STORIE” DEL CORRIERE DELLA SERA

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Nell’inserto “Buone notizie” il Corriere della Sera ha pubblicato la storia del villaggio “Covid free” realizzato a Lagosanto di Ferrara per i lavoratori stranieri dal Gruppo Salvi, per volontà dei fratelli Salvi. Una storia poco conosciuta ma molto significativa riguardo all’impegno del settore ortofrutticolo italiano e dei suoi rappresentanti di punta sul fronte degli interventi sociali.

Nell’articolo a firma di Paolo Foschini, Marco Salvi (nella foto del Corriere della Sera) racconta: “La manodopera straniera è diventata anche qui una necessità vent’anni fa, quando quella locale è sparita. A quel punto però a queste persone che lasciavano le loro case per venire a lavorare qui bisognava dare condizioni di vita come si deve. Per il primo paio di anni abbiamo trovato soluzioni provvisorie. Poi abbiamo creato i villaggi. Oggi è diventata una cosa abbastanza comune, almeno in questa parte d’Italia”.

Il Covid di marzo è esploso in contemporanea con le gemme sugli alberi – si legge sul Corriere -. Quando Marco Salvi dice che “naturalmente non è stato facile” parla anche in veste di presidente di Fruitimprese, l’Associazione nazionale che riunisce oltre 300 aziende di import-export dell’ortofrutta, dall’Alto Adige alla Sicilia. “Ma allo stesso tempo mi sono sentito un privilegiato – afferma Marco – perché in quanto parte fondamentale della filiera alimentare non ci siamo mai fermati. Con impegni anche economici importanti, per quanto giustissimi: garantire le distanze sulle linee di lavorazione, riorganizzare i turni senza assembramenti, assicurare tutto il personale, sanificare gli ambienti ogni notte… Sul mercato ci sono state anche circostanze bizzarre, viste col senno di poi. All’inizio, per esempio, soprattutto i tedeschi erano così preoccupati del contagio che pareva non volessero più la nostra frutta. Poi, quando hanno capito che il dramma era di tutti, imploravano proprio noi italiani di continuare a mandargliela o era un disastro. Il problema vero restava quello della manodopera. E su questo, davvero, a salvarci sono state queste donne venute la prima volta tanti anni fa da lontano e poi sempre tornate. Perlopiù da Polonia e Romania, per riguarda noi”.

La sorella di Marco, Silvia Salvi dice all’intervistatore: “Gli italiani e le italiane ci hanno provato. Quando la crisi è arrivata, e quando col protrarsi del lockdown tanti negozi e locali hanno cominciato a chiudere, molti camerieri e molte commesse senza più lavoro hanno chiesto di lavorare per noi. E li abbiamo presi a braccia aperte, un centinaio fra uomini e donne. Ma solo una decina di loro ha resistito. Il resto dopo pochi giorni ha trovato il lavoro troppo duro”.

Le raccoglitrici dell’Est sono di un’altra pasta, sono allenate. Una di loro, Dana, dice al giornalista del Corriere della Sera: “io resto qui. A fare questo lavoro duro. Ma che mi piace e che mi fa stare bene”.

Forse non direbbe la stessa cosa se il villaggio realizzato dai Salvi a Lagosanto di Ferrara non fosse la struttura efficiente e accogliente che è.

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