IL POLESINE DIFENDE IL SUO AGLIO CONTRO QUELLO CINESE. BATTAGLIA FERMA A BRUXELLES

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E’ ancora aperta la battaglia dei coltivatori polesani di aglio contro il traffico illecito del prodotto proveniente dalla Cina. Una crociata iniziata già 15 anni fa per cercare di proteggere i produttori locali ed i consumatori stessi, con merci certificate. Ora la battaglia è ferma a Bruxelles, dove ancora si sta decidendo come reagire a una concorrenza definita "illecita oltre che sleale".

Una concorrenza che mette in ginocchio soprattutto il Polesine, visto che con oltre 430 ettari coltivati, ovvero più del 15% della produzione d’aglio italiana (dati 2012 ricavati dalle domande per Fondi Europei) è la prima a subire il danno. La denuncia è stata fatta nei primi messi dell’anno dall’Olaf, l’Ufficio europeo di lotta antifrode, svelando come i prodotti accedano allo spazio comunitario attraverso la Svezia e la Norvegia, riuscendo così ad aggirare i dazi doganali e passare per ortaggi europei.

Un commercio molto discutibile come spiega il presidente del Consorzio Aglio, Massimo Tovo: ”L’aglio cinese inserito nel mercato in questo modo è un doppio danno, sia dal punto di vista di dazi ed Iva, sia dal punto di vista della salute. Non si sa come venga prodotto, non c’è nessun controllo”. Tovo prosegue spiegando le conseguenze sui produttori locali: “Il problema poi è che va ad abbassare i prezzi in quanto i loro costi di produzione sono molto minori. Noi non possiamo competere con prezzi così bassi”.

L’aglio polesano non potrebbe mai competere con i numeri della Cina, che detiene il 90% della produzione mondiale e che non manca ad eccedere. Può competere in qualità però, come sottolinea Claudio Salvan, presidente della Cooperativa Il Polesine: “L’aglio polesano è secco, ricco di allicina, sostanza nota per le sue doti curative, e in grado di conservarsi intatto per più di dieci mesi, a differenza del rivale cinese, più acquoso e già a rischio dopo due mesi”.

A seguito della denuncia Olaf e delle richieste di Coldiretti, definite nel corso della riunione di aprile svoltasi a Voghiera (Ferrara) che ha messo in contatto Italia, Francia e Spagna, si è tenuta a giugno, a Bruxelles, la riunione del gruppo di lavoro Ortofrutticoli del Copa-Cogeca per cercare una soluzione. Durante il meeting sono stati evidenziati, come Paesi più a rischio il Regno Unito, l’Italia e la Polonia e non si è mancato di far notare come la situazione sia comune anche per i funghi e i pomodori provenienti dal Marocco, come è stato più volte segnalato. Non poca è la preoccupazione che sorge di fronte a queste notizie, che fanno riflettere su come siano troppo facilmente aggirati gli accordi bilaterali che l’Unione Europea stringe con i paesi extra-Ue e sulle conseguenze dirette su piccoli e medi produttori. Inoltre sono ancora attese le soluzioni pratiche, da parte dell’Unione. Perciò non resta che correre ai ripari a livello locale ed è in questo senso che parla Claudio Salvan, concentrandosi sul caso dell’aglio polesano che, in quanto prodotto Dop, può essere salvato: “Ci vuole serietà da parte dei produttori e di chi vuole commercializzare l’aglio per garantire lo sviluppo e la conoscenza”.

Per quest’autunno è prevista anche una campagna di sensibilizzazione che toccherà dapprima nelle città venete, anche con l’ausilio di grandi pannelli pubblicitari. “Conoscono di più il nostro prodotto all’estero e la cosa non va bene” sottolinea il presidente. (fonte: La voce di Rovigo)

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