IL PERÙ A MACFRUT: LA LOGISTICA FRENA L’EXPORT VERSO L’ITALIA

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Primo esportatore mondiale di asparagi e banane biologiche, secondo esportatore di avocado, quarto di uva da tavola, quinto di mango, settimo di mandarini, nono di mirtilli, decimo di cipolle, dodicesimo di melograni.

Questo il posizionamento internazionale del Perù ortofrutticolo, secondo quanto illustrato ieri pomeriggio al Macfrut di Rimini da Enrique Camet, presidente di AGAP, l’Associazione Peruviana dei Produttori Agricoli, durante la conferenza stampa a cui hanno preso parte, oltre alla direttrice esecutiva di AGAP, Ana Maria Deustua, l’ambasciatore del Perù in Italia, signora Eda Rivas e la responsabile dell’Ufficio commerciale del Perù in Italia, con sede a Milano, Amora Carbajal Schumacher.

Il Perù sta quindi emergendo come uno dei Paesi più dinamici nella produzione ed esportazione di ortofrutta a livello globale. E negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante. Nel 2003, infatti, nel rank mondiale, il Perù era settimo e non secondo nell’export di avocado, quindicesimo e non quarto nell’export di uva da tavola, solo diciottesimo nei mandarini, inesistente nei mirtilli, ventiduesimo nell’export delle cipolle e solo 57.mo anziché dodicesimo tra gli esportatori mondiali di melograni, uno degli ultimi prodotti ortofrutticoli su cui il Paese ha puntato. 
E se nel 2000 la frutta rappresentava il 37% dell’ortofrutta fresca esportata dal Paese contro il 63% degli ortaggi, oggi il rapporto si è ribaltato con la frutta che copre il 75% dell’export e gli ortaggi il restante 25%. Questo adattamento del settore produttivo peruviano alle richieste del mercato internazionale è una caratteristica del Paese. Ciò che conta è, inoltre, che il ruolo dell’ortofrutta peruviana – come ha spiegato Camet a Rimini – è destinato a crescere ancora: l’obiettivo per il 2020 è raggiungere un valore di 3 miliardi 841 milioni di dollari con l’export ortofrutticolo contro un valore attuale dell’export pari a un miliardo 900 milioni di dollari.
Alla base di questa crescita, c’è il grande potenziale di terra disponibile per le colture ortofrutticole e in particolare frutticole. L’ortofrutta potrà godere nei prossimi cinque anni – secondo quanto annunciato dal presidente di AGAP – di oltre 200 mila ettari di terre nuove.
Tra le destinazioni delle esportazioni del Perù, l’Europa pesa oggi per il 40% ma il flusso verso il Vecchio Continente è abbastanza statico mentre resta importante il Nordamerica e cresce in maniera impressionante l’Asia e, in prospettiva, prende spazio anche l’Africa. Porta d’ingresso dell’Europa è per il Perù il porto di Rotterdam mentre altri Paesi, come la Spagna, il Regno Unito, la Germania sono destinazioni dirette per l’ortofrutta che arriva per via aerea. L’Italia occupa un ruolo ancora modesto, anche o forse sooprattutto per motivi logistici, nell’export peruviano. 
“Non sappiamo – ha dichiarato Enrique Camet – quanto prodotto arriva in Italia da Rotterdam e da altre località europee ma sappiamo che in Italia dobbiamo e possiamo crescere perché abbiamo la qualità e la varietà di prodotto richieste dal mercato”. Il nodo è dunque la logistica per far crescere l’importazione diretta. D’altra parte, sono in atto sforzi per far conoscere di più il Perù e le sue produzioni nel nostro Paese.
L’auspicio di una più forte presenza in Italia è stato sottolineato anche dalla signora Ana Maria Deustua, che conosce il nostro Paese profondamente, essendo stata in passato ambasciatore del Perù a Roma. Deustua ha parlato dell’importanza dell’ortofrutta nell’economia peruviana, del suo ruolo anche sociale, in termini soprattutto di occupazione e di emancipazione del ruolo della donna nel mondo del lavoro, anche nelle zone meno avanzate del Paese. (a.f.)
 
 
Nella foto da sinistra: Eda Rivas, Enrique Camet, Ana Maria Deustua

 

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