IL MINISTERO “AIUTA” LA GDO A PROMUOVERE DOP E IGP. MA NON SAREBBE L’ORA ANCHE DI UN CHECK ALL’ART. 62?

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Adesso tutti scoprono che l’ortofrutta all’Expo non c’è o se c’è ha un ruolo assolutamente marginale. Che il vino domina, conquista e usurpa l’immagine dell’agroalimentare italiano. Che la stessa agricoltura – intesa come attività primaria produttrice di materie prime alimentari – è solo un lontano ricordo: a furia di parlare di eccellenze, ci siamo dimenticati che per sfamare il pianeta serve anche produrre in quantità materie prime basiche.

Reduce da Expo mi ha scritto il prof. Silviero Sansavini esprimendo tutta la sua frustrazione per un evento che è “tutto l’opposto di ciò che doveva offrire l’Italia e gli altri cento paesi per nutrire il mondo”. Siamo passati dall’orgia di retorica della vigilia alla grande kermesse dove contano solo i biglietti venduti e l’affluenza di visitatori. Sul ruolo dell’ortofrutta e sui limiti culturali dell’evento avevamo scritto in tempi non sospetti. E anche sulla frenesia di convegnite e di forum mondiali che inevitabilmente si trasformano in giganteschi frullatori di aria fritta.

Un momento importante si è rivelato invece gli Stati Generali delle Indicazioni geografiche. Dove il ministro ha annunciato misure di lotta all’agropirateria sul web (leggi news) e soprattutto un accordo con le associazioni della Distribuzione moderna (Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad) per dare più spazio sugli scaffali ai prodotti Dop e Igp e rilanciarne i consumi attraverso una migliore informazione ai consumatori. Un apposito protocollo è stato siglato, senza però dire di più. Ad esempio quanto è stato messo sul piatto dal Ministero per le campagne di promozione. Il paniere delle Dop e Igp è una grande ricchezza nazionale, però sappiamo tutti che – in particolare per i prodotti Igp – spesso parliamo di niente, di realtà fantasmatiche sul piano produttivo e commerciale.

In particolare nel comparto dell’ortofrutta, dove gli esempi virtuosi si contano sulle dita di una mano, e sempre grazie alle capacità di singoli imprenditori/manager che fanno sempre la differenza. Comunque non voglio essere il solito bastian contrario e dico bene, applausi, a questa iniziativa. Purchè ci dicano quanto il Ministero ci mette di finanziamenti pubblici alle catene della Gdo, quelle stesse catene che – in particolare verso il mondo dell’ortofrutta – continuano ad applicare in barba all’art. 62 della Legge 27/2012 forme più o meno mascherate di ristorni, scontistica, richiesta di contributi a vario titolo, cioè tutte quelle pratiche commerciali sleali che dovevano essere spazzate via proprio dall’art. 62. Nessuno ne parla pubblicamente, ma sottovoce se ne parla eccome. Il mondo produttivo non solleva l’argomento per ovvie ragioni però toccherebbe al Ministero convocare un tavolo sull’argomento anche per fare un adeguato check all’art.62 e valutarne l’attuazione e l’effettiva operatività.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

 

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