IL KIWI: IN EUROPA MERCATO “MORTO” E TUTTI CORRONO OLTREMARE

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Le previsioni purtroppo si sono confermate. La stagione 2011-2012 del kiwi si sta rivelando molto complessa, anche più del previsto. L’analisi effettuata da alcuni operatori è chiara quanto preoccupante: il mercato europeo è inchiodato, qualcuno lo definisce addirittura “morto”. Nel vecchio continente la domanda e i consumi negli ultimi mesi sono rimasti fermi al palo.

 

Solo con l’inizio del 2012 si è riscontrata una ripresa, anche se assai timida. Il mercato si sta salvando solo grazie alla buona richiesta che arriva dai Paesi Oltremare, Asia in testa, ma non sembra essere sufficiente per avere buone aspettative generali sull’annata, anche perché altri competitors non stanno certo a guardare, come la Grecia che ha creato forte pressione sui prezzi.

Massimo Ceradini (nella foto accanto), dell’omonima azienda di Bussolengo (Verona), conferma il momento critico del comparto dell’actinidia. “Dopo una partenza lanciata le richieste si sono via via bloccate, specie in Europa, ma nelle ultime settimane anche i mercati d’Oltremare iniziano a rallentare la domanda di prodotto. Come azienda – precisa Ceradini – prevediamo un aumento produttivo del 10%. Stiamo ottenendo buoni risultati grazie anche ai riscontri positivi dei nostri marchi, compresi Sweet Kiwi e Gold Kiwi, quest’ultimo lanciato proprio quest’anno. Ma in linea generale – ammette – sui mercati la situazione è pessima”.

 

Il trend di mercato è confermato da Michelangelo Rivoira, a capo dell’omonimo gruppo di Verzuolo (Cuneo), uno dei colossi ortofrutticoli italiani. “Il mercato è pesante, si è venduto meno del previsto”, dichiara il manager piemontese. “A causa della crisi in Europa tutti gli operatori si sono spostati Oltremare, dove l’offerta ha superato la domanda. La competizione comunque si gioca tutta o quasi in casa, visto che al momento la maggior parte di chi esporta kiwi dall’Europa verso Oltremare proviene dall’Italia. Solo in Piemonte si contano 50-60 esportatori. Ma ognuno, come ogni anno, va per conto suo. Manca del tutto un sistema “Italia”. Per ottenere migliori risultati ci vorrebbe una maggiore concentrazione dell’offerta”.

 

L’approccio “disgregato” dell’Italia ai mercati internazionali è un problema cronico per il comparto del kiwi (ma non solo) e che sembra ben lontano dall’essere risolto. Oltre a Ceradini e Rivoira ne è convinto pure Patrizio Neri, presidente del Consorzio Kiwi Gold: “Non esiste un organismo che sia in grado di sviluppare un progetto unitario. Bisognerebbe agire invece con maggior lungimiranza e presentare all’estero un “sistema Italia”. Non investire nel futuro significa danneggiare il comparto nel medio-lungo periodo”. A ciò si aggiunge il problema della qualità del prodotto. “Diversi produttori italiani tendono a inviare il prodotto fuori dai confini nazionali troppo in anticipo. Per questo all’estero spesso l’immagine del kiwi italiano è gravemente danneggiata. Bisogna capire che con una maggior qualità si possono staccare pure remunerazioni maggiori”.

Emanuele Zanini

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