IL FUTURO DELLA PAC, LE PREOCCUPAZIONI DI SIMONA CASELLI

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“Siamo preoccupati per il rischio di svuotamento di ruolo delle regioni nella nuova programmazione dello sviluppo rurale che convergerà nei piani strategici nazionali con un coordinamento unico per tutti i territori. Allo stesso tempo temiamo che gli obiettivi giusti e ambiziosi che si pone questa Pac in tema di sostenibilità non abbiano una copertura sufficiente per il loro raggiungimento”.

Così Simona Caselli (nella foto), presidente di AREFLH, l’associazione europea delle regioni agricole, elenca le sue preoccupazioni sulla futura politica agricola comunitaria nel corso del forum tecnico di Macfrut Digital dal titolo ‘La futura PAC per l’ortofrutta’ organizzato da Regione Emilia-Romagna e APT Servizi che si è tenuto ieri in diretta streaming.

La presidenza tedesca ha manifestato la sua intenzione di chiudere un accordo politico in Consiglio sulla Pac già dal mese di ottobre. Poi il negoziato si aprirà con il Parlamento europeo e si innescherà un dialogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue, con la conseguenza che l’applicazione della Pac, sempre se sarà varato per tempo il regolamento transitorio, slitta al primo gennaio 2023, fermi restando i due anni di transizione.

Se l’Ocm, che nel ginepraio del dibattito in Commissione Ue sulla riforma Pac ha cambiato nome in ISO, ossia Interventi Settoriali per l’Ortofrutta, rimane invariata nella sostanza (4,1% del fondo di esercizio più uno 0,5% da utilizzare per le situazioni emergenziali e per azioni che mitighino l’impatto del cambio climatico), per la Pac emerge la possibilità di tagli nonostante l’accordo in senso contrario che si era raggiunto in Commissione nel luglio scorso.

Contemporaneamente si rafforza la strategia ambientale dei programmi operativi che diventano adesso parte di un disegno più grande che prende il nome di Piani strategici nazionali dentro cui convergono, coordinati a livello nazionale, anche i Piani di sviluppo rurale.

“In questa fase di crisi – spiega Caselli – stiamo cercando di ottenere dai regolamenti transitori in fieri, quello che le nostre imprese associate hanno approvato. Adesso siamo molto impegnati nella revisione del regolamento 891 sui controlli Ocm, un argomento molto importante anche perché prevede semplificazioni importanti che potrebbero riflettersi negativamente sui cosiddetti aiuti accoppiati posto che non esiste un coordinamento tra i due strumenti, ossia Ocm e Psr. Su questo punto abbiamo un incontro il prossimo 22 settembre mentre il 29 settembre ci terrà l’assemblea di Areflh, che quest’anno faremo con Freshfel, in diretta streaming”.

Nessuna paura per gli obiettivi di qualità delle produzioni dato che l’Italia, per molti versi, è già avanti rispetto ad altri Paesi ma, sulle nuove patologie, ha avvertito la Caselli forte dell’esperienza della battaglia contro la cimice asiatica che ha combattuto in prima linea: “c’è bisogno di garanzie e soluzioni che permettano ai produttori di resistere nei momenti di maggiore difficoltà. Le istituzioni hanno un determinato tempo di reazione dalla denuncia dell’emergenza e bisogna offrire soluzioni e in questa fase, collaborando anche con la Commissione, per evitare di perdere colture e mettere gli agricoltori comunque nelle condizioni di lavorare”.

Via libera a tecniche agricole di precisione, a strumenti di lotta integrata di seconda generazione e soprattutto alle new breeding technologies che ammettono, in casi ben specifici, manipolazioni genomiche delle varietà ortofrutticole. “Non se ne può fare a meno – continua Caselli – se si vuol far fronte al cambio climatico. Su questo fronte si deve agire sia con lo strumento di Horizon ma anche con quella parte di Ocm, il 20%, che la Commissione obbliga a destinare per implementare le produzioni sostenibili e a mettere in campo misure di mitigazione dell’impatto ambientale. Ovviamente, se in Europa alziamo l’asticella della sostenibilità è anche giusto che ci sia una certa coerenza anche con i prodotti di importazione realizzando un aumento dei controlli alle frontiere. Su questo punto c’è un impegno della Commissione, per ora solo informale”.

Riforma sostenibile della Pac, in linea con il New Green Deal e le strategie in esso comprese (Farm2fork e strategia per la biodiversità) significa che la strada prevede l’approvazione, da qui alla fine del percorso legislativo, di 27 provvedimenti normativi di varia natura sui quali, precisa Caselli: “Bisogna alzare la guardia e soprattutto stare sul pezzo anche per rendere questo fantomatico concetto di sostenibilità, univoco oltre che fondato su criteri precisi, per tutti gli Stati Membri. Per esempio, per il nuovo regolamento sui pesticidi che si pone l’obiettivo di abbatterne l’uso del 50% da qui al 2030, bisogna tenere in conto che si tradurrà in prezzi più alti per i produttori e minori garanzie contro le fitopatologie. Idem per quello sui fertilizzanti per il quale, dobbiamo fare in modo che vengano sostenute le tecniche innovative delle nostre Op”.

Su consumo alimentare sostenibile che rappresenta l’obiettivo specifico 3 e che punta a ridurre l’obesità entro il 2030 con la promozione del consumo di ortofrutta che oggi, nella media europea, è inferiore ai 400 grammi al giorno: “Servono regole di etichettatura nutrizionale standardizzate, la possibilità di considerare il trattamento preferenziale dell’Iva per la frutta e la verdura al fine di stimolare il consumo, facilitare l’uso di indicazioni sulla salute e l’istituzione dell’Anno europeo della Frutta e della Verdura”.

Per la lotta allo spreco, le buone pratiche sviluppate nei programmi operativi delle Op per il ritiro dal mercato e la redistribuzione dei prodotti ai meno abbienti, “offrono un buon esempio di gestione efficiente – chiosa la Caselli – che può essere replicato per ridurre gli sprechi alimentari. Insomma, ci sarà parecchio da lavorare nei prossimi anni”.

Mariangela Latella

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