IL BIOLOGICO CRESCE NEI CANALI ALTERNATIVI

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I consumi di alimenti biologici in Italia rappresentano circa l’1,5% della spesa alimentare, e dalle rilevazioni Ismea dei primi quattro mesi del 2011 è confermato il trend positivo registrato l’anno precedente (+11% nel 2010). Al successo del biologico ha contribuito senza dubbio anche la nascita e il consolidarsi di canali di distribuzione di prodotti bio cosiddetti alternativi.

L’evoluzione del settore biologico italiano, che per molti versi si è sviluppato in contrapposizione al sistema della grande distribuzione organizzata (GDO), ha portato naturalmente all’istituzione di un sistema di distribuzione alternativo all’alienante modello di relazione distributore/consumatore proprio della GDO.

Negli ultimi 6 anni, infatti, i canali di distribuzione alternativi per i prodotti bio sono cresciuti di ben il 76,4%. ‘Il biologico ha avuto ed ha la forza di cambiare i modelli di distribuzione – commenta Andrea Ferrante (nella foto), presidente nazionale AIAB – perché ha saputo mettere al centro il rapporto fra chi produce e chi consuma ed oggi la maggioranza degli italiani consuma il cibo in maniera più consapevole, apprezzando le caratteristiche dei prodotti bio. L’agricoltura – prosegue Ferrante – può essere un settore strategico per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi economico-finanziaria che ha investito il modello di sviluppo occidentale. Il settore primario, infatti, rappresenta un’opportunità concreta di uscire dalla crisi, a patto che si investa su un modello agricolo basato sulla sovranità alimentare e quindi costituito da una rete diffusa di mercati locali, da una nuova centralità per la figura dei contadini-produttori, da modelli di produzione ecosostenibili come l’agricoltura biologica e dall’accesso agevolato alla terra per i giovani".

Nelle varie tipologie di sistemi alternativi di distribuzione di prodotti biologici, i gruppi di acquisto solidale (GAS) si sono rivelati i più dinamici registrando, in trend evolutivo di sei anni (2005-2010), un incremento pari al 234%. Dalla 17a edizione dell’annuario del biologico Bio Bank risulta che i GAS sono passati nei soli ultimi tre anni da 479 gruppi, rilevati nel 2008, agli attuali 742 (+55%) non considerando quelli non ufficiali.

È confermata anche la loro distribuzione geografica prevalentemente al nord, dove si trova il 60% dei gas italiani, a seguire il 28% al centro e circa il 12% dei GAS al sud e nelle isole. Cresce anche, del 25%, la vendita diretta (spaccio) in azienda. Le realtà che nel 2008 avevano spaccio aziendale erano 1.943 e sono passate alle attuali 2.421; la crescita anche per questo canale, è pari al 102% se l’osservazione è retroattiva al 2005.

Lo stesso trend positivo si riscontra anche per il canale dei mercatini bio, che registra un incremento del 7% (2008/2010) e del 20% (dal 2005). Alternativo ed in crescita è anche il canale virtuale dell’e-commerce, che segna un +38% (da 110 siti internet di prodotti bio a 152). Rientrano a pieno titolo nei canali alternativi di distribuzione/consumo di prodotti bio anche quelli extra-domestici quali i ristoranti che valorizzano la cucina biologica e che da 199 sono passati a 246 locali, registrando un incremento del 24% (2008/2010) e di ben 44% in sei anni, escludendo l’agriturismo che invece in sei anni ha registrato un incremento pari al 62%.

Anche le mense scolastiche, che nel loro capitolato prevedono prodotti biologici, segnano nell’ultimo triennio un incremento del 10% (da 791 a 872) e del 35% (dal 2005). Questa panoramica sugli ultimi sei anni di consumi biologici italiani e sui canali alternativi di distribuzione dei prodotti bio dimostra che questi sistemi di distribuzione alternativi "organizzati" sono competitivi con i sistemi tradizionali – GDO innanzitutto – perché riescono a garantire la qualità del prodotto insieme a un ritorno economico, sociale e ambientale conveniente per tutti, e a lungo termine.

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