IENE & POMODORO. CI RISIAMO CON LA INFORMAZIONE-SPETTACOLO

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“Ne riparliamo alla prossima puntata”. Concludevo così nel marzo scorso un mio commento su una puntata del programma televisivo Le iene (Italia1) in cui si lanciavano pesanti sospetti e accuse sui presunti ‘veleni’ nell’ortofrutta. Facile profezia.

La ‘prossima puntata’ è andata in onda nei giorni scorsi con un servizio sulla nostra passata di pomodoro ‘inquinata’ (secondo le accuse di un esportatore cinese) da importazioni di prodotto scadente (per non dire peggio) dalla Cina.

L’invito a firmare una petizione on line “Vogliamo il vero made in Italy” avrebbe raggiunto in poche ore le 300.000 firme e dovrebbe finire sul tavolo di Renzi, e dei ministri Martina e Guidi che spero abbiano cose più serie di cui occuparsi. Confesso che pur facendo il giornalista da più di 35 anni, quando mi imbatto nei servizi de Le iene vengo assalito da un misto di nervosismo e irritazione e cambio subito canale. Non nego che qualche volta abbiano colto nel segno, però è il loro stile che mi irrita. La loro è informazione-spettacolo (si dice infotainment): partono con una tesi precostituita, quella che buca di più lo schermo, ci costruiscono sopra un servizio (magari con la complicità – qualche volta interessata – di un testimone) poi con il taglio e cucito delle immagini la frittata è fatta.

Gli ingenui che firmano le petizioni non si rendono conto che informare correttamente (principio base del giornalismo) è l’ultimo dei pensieri di questi sedicenti cronisti: qui si vuole fare ascolti e basta. La sputtanata ieri è toccata alla frutta, oggi al pomodoro. La replica di Anicav (gli industriali conservieri) – che rivendica la sostanziale correttezza del loro operato – lascia il tempo che trova, non la leggerà quasi nessuno.

Per i consumatori cambierà poco: continueranno a comprare passate e pelati come prima, perché sono prodotti base per la cucina di tutti i giorni. Magari guarderanno con un po’ più di attenzione le indicazioni in etichetta. Per la frutta è diverso: se ne compra meno perché si pensa – erroneamente – che se ne possa fare a meno: qui il danno è maggiore, la mala-informazione fa più male. D’altronde un settore che ha una immagine ‘sfigata’ (copyright di Francesco Pugliese) prima o poi la paga. Mentre a Milano all’Expo tutti i giorni si celebra il cibo, in televisione non si esita a sputtanarlo pur di fare audience. Schizofrenia tipicamente italiana: ci facciamo sempre del male da soli. L’immagine ‘sfigata’ – c’è poco da fare – te la porti sempre dietro. D’altronde se non ti poni il problema di spiegare/raccontare alla gente come funziona realmente il pianeta ortofrutta, ci sarà sempre una ‘iena’ in agguato pronta a pugnalarti alla schiena.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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