GRUPPO ORSERO: I TRE ELEMENTI CHIAVE DELL’ACCORDO

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C’è voluto più tempo del previsto per far quadrare un’operazione che ‘era nell’aria’ da mesi, che si era resa necessaria da qualche anno e la cui conclusione era prevista per la fine del 2014. Evidentemente non è stato facile (con un debito verso le banche di 245 milioni di euro) portarla a termine ma almeno non è stato tempo sprecato: alla fine la conclusione – sintetizzata in questo documento in 5 punti che abbiamo appena pubblicato (leggi news) – sembra assolutamente positiva.

Il Gruppo di Albenga, attivo nel settore ortofrutticolo dal 1940, fatto crescere da Raffaello Orsero fino al punto di diventare un colosso internazionale (presente in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Costa Rica, Colombia e Argentina) con navi di proprietà che solcano gli oceani, faziende latino-americane, terminali portuali nel Mediterraneo, fatturati consolidati vicini al miliardo di euro, non ha solo un passato, avrà anche un futuro. Dal 2012 almeno, anno di sfide (come il lancio del marchio di proprietà ‘F.lli Orsero’ dopo il divorzio da Del Monte) e di difficoltà (con Antonio Orsero, figlio di Raffaello, che lascia il vertice alla sorella Raffaella), ciò non era affatto scontato.

Il piano di rilancio parte da una premessa principale, racchiusa in una parola: ‘dismissioni‘. Di che cosa? Delle attività in cui qualcuno aveva lanciato il gruppo di Albenga forse con non sufficiente ponderazione: attività immobiliari e in servizi lontani dalla specializzazione aziendale, acquisizioni di incerto valore, nella presunzione che la crescita fosse senza fine. A un certo punto, GF Group era diventato persino socio di Alitalia, un investimento a perdere.

La seconda parola chiave dell’accordo è ‘governance‘. Il documento reso pubblico è abbastanza chiaro in proposito ma non del tutto. La proprietà avrebbe già sottoscritto il 75% dell’aumento di capitale, quindi si deduce che gli Orsero, con Raffaella in testa, non solo sono al loro posto ma mantengono la maggioranza. Tuttavia il nuovo consiglio di amministrazione “sarà composto in maggioranza da membri con requisiti di indipendenza” e quindi, almeno fino al raggiungimento dei termini dell’accordo, non sarà controllato dalla proprietà. Non ci sono indiscrezioni sul nuovo amministratore delegato mentre pare scontato che la presidenza debba rimanere nelle mani di Raffaella Orsero, che nelle difficoltà degli ultimi tre anni, ha tenuto il timone con forza e determinazione degne del padre.

Il terzo elemento importante dell’accordo si trova nelle parole conclusive, dove si legge di “future nuove alleanze” seguendo l’esempio di "altri grandi player”. Un auspicio più che una linea operativa, che apre a molte supposizioni e fa riflettere sul divorzio di soli pochi anni fa da Del Monte (divorzio che ha fatto male a quest’ultima e che ha avuto costi rilevanti per GF Group). I buoni esempi a livello globale non sono facili da trovare, a meno che non si consideri come positiva l’operazione che ha portato Chiquita nelle mani dei brasiliani (sulla qual cosa si possono anche nutrire dei dubbi).

Facciamo invece il tifo – cari signori delle banche e stimati advisors – per una soluzione italiana, per un rilancio vero e definitivo guidato da una famiglia che ha portato in alto il commercio ortofrutticolo italiano fino ad arrivare – esempio unico nel nostro Paese – a sfidare i colossi mondiali di settore.

Antonio Felice

 

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