Il Gambero Rosso stronca Grand Tour Italia. Il nuovo progetto su cui ha scommesso Oscar Farinetti dopo la delusione di Fico, è stato oggetto di diverse critiche in un articolo di Simone Rosti pubblicato sul sito web del noto magazine specializzato nell’enogastronomia in seguito all’inaugurazione a Bologna di Grand Tour Italia.
“A poche ore dall’apertura – racconta Rosti – la poca gente che si disperde è forse già un preludio che anche stavolta sarà un flop. D’altronde non si capisce perché dovrebbe andare meglio. Poco è cambiato se non gli storytelling che sono circolati prima della riapertura, siamo sempre ricordiamolo nella periferia di Bologna. Hanno ridotto lo spazio interno – osserva – ma resta una grandeur spaesante, gli animali sono spariti (e meno male, ci sembravano davvero fuori luogo), resta qualche percorso tematico e didattico, i punti ristoro sono stati trasformati in padiglioni gastronomici regionali, a tratti sembra di essere a una festa di partito. Gli arredi sono rimasti pressoché gli stessi, si notano alcuni moduli riciclati. All’ingresso c’è una libreria che dovrebbe presentare i capolavori della letteratura, ci siamo avvicinati e le perplessità sulle scelte sono molte. (…) Alle 21 della prima serata la gran parte dei punti ristoro erano quasi deserti, al massimo qualche tavolo occupato, in alcune regioni addirittura nessuno, l’immagine è un po’ deprimente”, scrive ancora il giornalista del Gambero Rosso.
Rosti ricorda inoltre che sono coinvolte anche le istituzioni come il CAAB (società costituita dagli Enti pubblici locali e territoriali quali Comune di Bologna, Camera di Commercio di Bologna, Regione Emilia-Romagna e Città Metropolitana di Bologna) proprietaria dell’area dove sorge Grand Tour Italia. “Per questo, qualora le cose non andassero come previsto, bisognerà pensare velocemente a una riconversione totale dell’area che a breve sarà anche raggiunta del tram in fase di realizzazione”.
La chiosa finale non dà molte speranze: “Usciamo da questo nuovo FICO con l’amaro in bocca che non ci fa essere molto ottimisti”, scrive infine Il Gambero Rosso. “Non basta infatti mettere in fila stand regionali con un menù striminziti per creare una identità. ll primo FICO ero rivoluzionario nel concept e nelle aspettative (ci ricordiamo tutti l’attrattività della Disneyland del cibo), purtroppo clamorosamente disattese, stavolta sembra mancare anche la suggestione e il sogno”. (red.)