GRANATA (OPERA): “VOGLIAMO DIVENTARE LA ZESPRI DELLE PERE”

Condividi

L’offerta sarà leggermente inferiore rispetto alle aspettative a causa delle grandinate di settembre, ma la disponibilità di prodotto rimarrà buona. A delineare le prime indicazioni della stagione delle pere di Opera è Luca Granata (nella foto), il direttore della nuova compagine nata poco più di quattro mesi fa da un accordo tra 18 gruppi di primo livello del panorama ortofrutticolo italiano in grado di commercializzare 208 mila tonnellate di pere sulle circa 720 mila tons prodotte in Italia.

La pezzatura del prodotto di quest’anno sarà di taglia medio-piccola ma con un elevato grado brix, ha riferito Granata al Corriere Ortofrutticolo a margine di un incontro organizzato a Zevio (Verona) da Coldiretti (presenti tra gli altri il vice presidente Mauro Tonello e il presidente e direttore della sezione veronese, rispettivamente Claudio Valente e Giuseppe Ruffini).

Dal punto di vista commerciale l’annata si profila migliore rispetto al 2014, anno comunque negativo. “Con le varietà estive ci stiamo battendo, vedremo ora quali saranno i riscontri durante l’autunno”, aggiunge il manager rodigino. L’ex direttore di Melinda parla poi della nuova “creatura”, un brand ideato per dare una svolta al comparto della pera, paragondandola ad un neonato, ma dalle grandi potenzialità: “Opera ha 130 giorni di vita. Ha emesso i primi vagiti, sta ancora gattonando ma diciamo che è piuttosto precoce…”. Nel corso dell’incontro Granata ha messo in chiaro gli ambiziosi obiettivi di Opera: “Nonostante con oltre 200 mila tons di pere siamo la prima organizzazione al mondo nel comparto, non siamo ancora in grado di influenzare il mercato. Nel mondo si producono 20 milioni di tons di pere. Bisogna crescere ancora e di molto”. La parola d’ordine insomma è più che mai aggregazione. Termine che in Italia si concretizza ancora troppo poco. Invece unendo le forze si può vincere.

“Il nostro scopo – ha sottolineato Granata – è diventare la Zespri della pera. Diventare cioè, come lo è per il gruppo neozelandese per il kiwi, il principale punto di riferimento della pera nel mondo”. Il direttore di Opera ha quindi parlato dei progetti messi in campo dalla nuova organizzazione, a partire da “Artisti dell’Opera”, club di operatori che hanno iniziato a distribuire in esclusiva nei mercati all’ingrosso di 28 città. “La politica di marca deve entrare anche nei centri agroalimentari. I primi riscontri che stiamo avendo sono positivi”.

Il manager di Opera ha quindi preso in esame i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce presenti nel mondo della pera italiana. L’Italia è leader nel mondo come volumi (seconda solo alla Cina), concentrando la maggior parte della produzione in un’area ristretta (compresa in tre province dell’Emilia Romagna). Il principale punto debole è la frammentazione dell’offerta. “Di contro le opportunità sono infinite: a partire dalla possibilità di aggregazione, dalla riduzione dei costi, dalla politica di marca e dallo sviluppo delle esportazioni”. Le minacce arrivano proprio dalle ancora forti resistenze all’aggregazione da parte di una buona fetta di agricoltori. “Nel mondo delle pere come l’Italia non c’è praticamente nessuno . In Europa, area molto rilevante come produzione, siamo come una portaerei. L’Italia produce come Spagna e Belgio messe insieme. Solo nel Ferrarese ci sono più pere che in tutta l’Olanda. Eppure non siamo uniti. Se non siamo i numeri uno è solo colpa nostra”, afferma senza giri di parole Granata. L’Abate è la “regina” tra le pere italiane, “ma la vendono in troppi e all’estero la conoscono poco o niente”, chiosa il direttore di Opera. “Per vincere dobbiamo lavorare insieme”.

Emanuele Zanini

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE