L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro, uno dei bracci operativi dell’Oms, nel 2015 lo ha catalogato come un “probabile cancerogeno per l’uomo”.
Ora per il glifosato la Commissione UE ha proposto di rinnovare per altri dieci anni l’autorizzazione al commercio. La proposta, che dopo l’esame odierno (22 settembre) verrà votata per l’eventuale approvazione nella seduta del 13 ottobre, è frutto di un’azione di pressione del “Glyphosate Renewal Group” la lobby delle aziende interessate alla produzione e alla distribuzione dell’erbicida.
Il glifosate rappresenta un affare dal valore globale stimato tra i 7 e gli 8 miliardi di dollari, corrispondenti ad un volume annuo di oltre 700 mila tonnellate. Nel mondo viene distribuito su oltre 750 colture alimentari che raggiungono praticamente tutte le tavole del pianeta.
«All’agricoltura europea, per la quale il Parlamento Ue ha individuato un “percorso di rigenerazione” basato sulla produzione di alimenti sani nel rispetto delle risorse ambientali e naturali, il glifosato non serve», afferma Lillo Alaimo Di Loro (nella foto), presidente di ItaliaBio.
Sono tante le ragioni per cui ItaliaBio chiede al governo nazionale di non votare a favore della proposta della Commissione: «L’agricoltura italiana, per cui il governo ha intrapreso la strategia della “sovranità alimentare” – afferma Lillo Alaimo Di Loro – dovrebbe porre maggiore attenzione, non solo alla salute degli italiani, ma anche a quella delle matrici in cui la produzione agricola si realizza e alla biodiversità vegetale assicurata dalle numerose erbe spontanee che viene messa a rischio dall’uso degli erbicidi di sintesi».
«Se la “transizione ecologica” e il “green deal” sono l’imperativo categorico della politica europea (almeno sul piano teorico) non è ammissibile alcuna riduzione della biodiversità vegetale e animale che rappresenta la pre-condizione per un’agricoltura sostenibile, unica possibile per le generazioni attuali e future. Un patrimonio che una volta perso non si potrà più ricostituire», ammonisce il presidente di ItaliaBio.
«A chi sostiene che senza glifosato ed erbicidi di sintesi non si possano raggiungere i livelli produttivi odierni – afferma Alaimo Di Loro – rispondiamo che oggi l’obiettivo non è la continua crescita delle produzioni a cui corrisponde l’aumento di eccedenze e di sprechi, ma piuttosto una produzione di alimenti sani e in quantità sufficiente». Non si tratta di decrescita felice, dunque, ma di crescita nella consapevolezza dei reali bisogni alimentari e che il cibo (in qualità e quantità) rappresenta una delle migliori difese di cui disponiamo per la prevenzione dalle numerose malattie cronico-degenerative.
La decisione della Commissione Ue di proporre il rinnovo per un altro decennio l’autorizzazione al commercio del glifosato – che per diventare operativa necessita di una votazione a maggioranza qualificata dai 27 Paesi dell’Unione – è stata presa in base al recente pronunciamento dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Quest’ultima lo scorso luglio, non ha rilevato “aree critiche di preoccupazione” per la salute umana, animale e ambientale derivante dall’uso del glifosato in agricoltura, anche se identificato diverse lacune nei dati e ha riconosciuto l’esistenza di prove che collegano l’uso dell’erbicida a neurotossicità, danni al microbioma e danni alla biodiversità.
«Non servono altre argomentazioni per sostenere – conclude il presidente di ItaliaBio – che il glifosate è utile solo a chi ne governa il business miliardario, non certo alla felicità dei popoli che nella qualità del cibo ripongono ogni speranza di curare la salute, per non dover curare le malattie, soprattutto quelle incurabili».