GLI OGM IN TV, ED E’ SUBITO POLEMICA. LA POSIZIONE DELLE 3 ASSOCIAZIONI DEL BIOLOGICO

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La puntata di domenica prossima di Presa Diretta, a leggere i post pubblicati su Facebook, offrirà ai consumatori solo una visione parziale e peraltro non centrata sulle vere criticità degli OGM: La Task Force  “Per un’Italia libera dagli OGM” di cui fanno parte 40 associazioni, ha inviato una lettera a Roberto Fico, presidente della Commissione parlamentare per i servizi radiotelevisivi esprimendo preoccupazione e chiedendo di assumere provvedimenti per assicurare la più corretta e veritiera informazione a tutti i cittadini che pagano il canone.

Secondo le tre Associazioni italiane che rappresentano il mondo dell’agricoltura biologica e biodinamica, AIAB, Federbio e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, la domanda al centro della puntata, e cioè se gli Ogm fanno bene o fanno male, è volutamente fuorviante perché evidentemente non si vogliono affrontare i veri problemi e si vuole invece far passare la tesi dell’atteggiamento preconcetto e a-scientifico verso gli OGM, sostenuto dagli ecologisti e dal mondo del biologico. E’ solo parlando dei problemi veri che stanno dietro alla questione OGM, che si mettono davvero i cittadini in condizione di capire. Cosa che dovrebbe fare il servizio pubblico radiotelevisivo. Ma, chissà perché, di questi non si parla mai.

Ecco la posizione sull’argomento delle associazioni del settore biologico.

“Meno di dieci multinazionali controllano oltre il 75% del mercato mondiale delle sementi. Sono le stesse che controllano il mercato dei pesticidi cui spesso gli OGM sono associati, se si considera che circa l’80% della superficie transgenica mondiale è ricoperta da piante che tollerano applicazioni (abbondanti) di erbicidi. Tale controllo sulle sementi è rafforzato da brevetti di carattere industriale e da spietate verifiche del loro rispetto, che agiscono anche in chiave preventiva, spingendo verso transazioni extra-giudiziarie anche agricoltori che non hanno violato la privativa brevettuale, per evitare annose e costose azioni penali”.

“Se a questo dato aggiungiamo che (come evidenziato dalla FAO) di oltre 30.000 specie commestibili, oggi se ne coltivano poco più di 100 e di queste solo 3 (mais, riso e frumento), forniscono oltre il 50% dell’alimentazione umana, diventa chiaro qual è il principale obiettivo di chi propone gli OGM: violare, tramite il brevetto di poche specie, la sovranità alimentare mondiale. Tutto ciò subordina la libertà degli agricoltori, sempre più soggetti a regole dettate dalle multinazionali; condiziona le scelte dei contadini su quello che possono seminare; mette a repentaglio la salute dei consumatori; inquina l’ambiente, per l’estremo uso di fitofarmaci, con gravi ed evidenti ripercussioni sulla salute delle comunità residenti ai margini degli enormi appezzamenti trattati per via aerea con erbicidi la cui deriva irrora le persone e contamina le acque.

“Se dunque gli Ogm non fanno male alla salute, cosa tutta da dimostrare ascoltando anche i pareri scientifici di chi dice il contrario  – dicono le tre associazioni del biologico – fanno molto ma molto male alla democrazia e ai diritti di tutti i popoli di poter scegliere il proprio modello agricolo e alimentare”.

“Le monocolture sono inoltre strettamente legate alla perdita di biodiversità, cosa che contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, all’aumento della vulnerabilità dei sistemi, ai disastri naturali, alla riduzione della disponibilità e della qualità delle risorse alimentari e idriche, all’impoverimento delle tradizioni culturali”.

“La questione OGM – sempre secondo le tre associazioni del biologico – è poi strettamente legata a un’altra importante criticità: il 95% delle sementi geneticamente modificate in commercio è resistente ai pesticidi, in particolare a un diserbante: il glifosate un brevetto scaduto ma venduto “chiavi in mano” insieme alla semente. Non a caso è il pesticida più utilizzato al mondo che però lo IARC, agenzia dell’OMS, ha dichiarato cancerogeno per gli animali e probabile cancerogeno per l’uomo. Dichiarazione contestata dall’EFSA con documentazione da più parti, IARC compreso, ritenuta “truffaldina”.

“L’Italia è uno dei maggiori utilizzatori di questo pesticida che è incluso nel Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN). Il che significa che tutti i Programmi regionali per lo sviluppo rurale (PSR 2014-2020), nei prossimi anni, promuoveranno come sostenibile e incentiveranno l’uso di un prodotto che oltre a essere considerato certamente cancerogeno per gli animali e potenzialmente cancerogeno per l’uomo, è stato classificato in passato come interferente sul sistema endocrino e, più di recente secondo studi del Mit del 2013-2014, sospettato essere alla base di gravi pericoli come l’insorgenza della celiachia. Esistono inoltre correlazioni epidemiologiche tra l’esposizione al Glifosato e il linfoma di non-Hodgkin e agli aumenti di leucemie infantili e malattie neurodegenerative (come il Parkinson). Inoltre nel nostro Paese, secondo il report “Pesticidi nelle acque” a cura dell’Ispra, risulta essere la sostanza che nell’acqua supera maggiormente i limiti della soglia fissata dalla legge”.

“Un’altra questione ancora è relativa all’efficienza di queste sementi. La natura è in grado di superare qualsiasi resistenza quando questa è affidata, come nel caso degli OGM, a un solo gene e non a un pool di geni. Infatti negli Stati Uniti l’amaranto è risultato resistente al glifosate tanto che i produttori di cotone, hanno applicato la rivoluzionaria innovazione della zappatura manuale.

“Un altro tema è quello della ricerca scientifica. Uno degli argomenti sbandierati dai pro OGM è che vietarli vuol dire fermare la ricerca e tornare all’oscurantismo medievale antiscientifico. Niente di più sbagliato: la nostra agricoltura ha bisogno come mai di ricerca e innovazione, che sono alla base dello sviluppo di un’agricoltura moderna e sostenibile: le multinazionali della chimica hanno laboratori privati, mentre chi vuole puntare sui metodi dell’agricoltura biologica e biodinamica deve poter contare su una rete di laboratori e di ricercatori. E’ su questo fronte che servono risorse per dare una concreta possibilità allo sviluppo della ricerca italiana in campo agroalimentare”.

L’ultima annotazione è di tipo commerciale, relativa alla dichiarata indisponibilità dei consumatori a comprare OGM. Quale ditta, una volta fatto un sondaggio su di un prodotto da mettere in commercio, con risultato negativo relativamente all’apprezzamento dal consumatore, lo mette lo stesso in produzione? La risposta è facile: nessuna.  A meno che dietro non ci siano ben altri interessi non dichiarabili.

“Stimiamo il lavoro di Iacona e del suo team – dicono le tre associazioni – e vogliamo continuare a credere nell’indipendenza del giornalismo di inchiesta. Lasciarsi incantare da tesi scientiste a senso unico e da un profluvio di pubblicazioni scientifiche che non guardano alla complessità e vulnerabilità del sistema alimentare e che non si interrogano sull’insieme delle problematiche che comporta un’innovazione tecnologica privatistica e aggressiva è però un peccato di superficialità o superbia che ci stupisce. Speriamo ci sia tempo e voglia di correggere l’impostazione di una puntata che della medaglia invece che le due facce vede solo, l’abbagliante luccichio”.

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Ufficio stampa AIAB –  Michela Mazzali – m.mazzali@aiab.it – Cell. 348 2652565

Ufficio Stampa FederBio – Silvia Pessini – silvia.pessini@ariescomunicazione.it – Cell. 348 3391007

Ufficio stampa Associazione per l’Agricoltura Biodinamica – Silverback, Greening the Communication – Francesca Biffi f.biffi@silverback.it – cell: 333 2164430

 

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