GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SULLE NOCI. QUALI STRATEGIE PER IL FUTURO?

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Le previsioni a medio-lungo termine parlano chiaro: i cambiamenti climatici comporteranno sostanziali mutamenti degli scenari nelle coltivazioni in tutto il mondo. Ormai è assodato. E già ne stiamo osservando gli effetti. Come è accaduto in Romagna per la produzione di noci.

“La gelata tardiva in primavera, l’inondazione di maggio, la grandinata, la tempesta di vento di luglio, la siccità e l’anomalo caldo autunnale – ha spiegato Alessandro Annibali, amministratore delegato di New Factory, in occasione della XIX Giornata della noce tenutasi all’azienda agricola San Martino di San Martino in Strada (Forlì) – hanno inciso sulla qualità del raccolto. Prevediamo un calo del 30% rispetto alla produzione della scorsa stagione e con un ritardo dei tempi di raccolta a causa del caldo di questi giorni. Urgono nuove soluzioni e strategie“.
Che fare dunque?
Prestare sempre più attenzione alla sostenibilità, poiché le pratiche agricole virtuose sono un valore aggiunto nei processi di produzione e lavorazione della Noce di Romagna. È quanto è emerso anche da uno studio realizzato da New Factory, capofila da 25 anni, del progetto di filiera IN-NOCE di Romagna di cui fanno parte 23 aziende dell’Emilia-Romagna.


“Lo studio ha evidenziato che un ettaro di noceto, durante il proprio ciclo vitale, evita l’emissione in atmosfera di 32 tonnellate di C02 influendo positivamente sull’ambiente. Per questo – ha detto Jasmina Annibali, responsabile marketing e comunicazione di New Factory – in un’ottica di economia circolare abbiamo investito in un progetto per riutilizzare gran parte dell’acqua usata nel processo di prima lavorazione delle noci fresche, la smallatura, e per il riutilizzo dei gusci in altri ambiti. Così come, in questo quadro, è stato inaugurato un nuovo impianto di confezionamento per le noci sgusciate, che ci consentirà di utilizzare bicchieri in R-Pet riciclato e riciclabile”.
Durante la giornata, oltre ad una visita al noceto e alla dimostrazione della raccolta e della prima lavorazione delle noci, l’attenzione è stata posta su un focus, partecipato da esperti del settore, proprio sul “Cambiamento climatico e l’impatto sulla coltivazione della noce”.
Secondo i dati illustrati da Simona Lamorte, senior market analyst di Areté Agrifood, nel comparto della frutta secca la noce si posiziona al secondo posto per produzione e consumi dopo quello della mandorla. La Cina è il primo produttore e consumatore, gli Stati Uniti sono il secondo produttore e il primo esportatore. Segue, per la produzione, il Cile. Nella UE l’Italia è il primo produttore e il quarto consumatore.
Un quadro destinato a modificarsi a causa del clima “impazzito”, così come confermato dalla relazione tenuta dal tecnico agronomo spagnolo Federico López Larrinaga. Innalzamento delle temperature, cambio della struttura delle precipitazioni, aumento dei parassiti e delle malattie per non parlare degli eventi estremi che già si verificano e che saranno destinati ad aumentare, sono tra le cause principali del cambiamento. A seconda della combinazione tra le alte temperature e i fattori ambientali si avranno determinate conseguenze sulle piante e sullo sviluppo delle noci nonché una modifica nella distribuzione geografica delle piantagioni.


“Ancora non siamo in grado di capire cosa accadrà – ha affermato Federico López Larrinaga –molto dipenderà dalle azioni che intraprenderemo. Intanto si possono prevedere un aumento delle aree coltivabili a noce in Cina e, in Europa, questo aumento potrà andare da un minimo del 10% ad un massimo del 73%: ciò significa che a seconda di quello che faremo per contrastare il cambiamento climatico, l’Europa potrebbe tener testa alla potenziale crescita di produzione di noci della Cina”.
E in Italia? La situazione potrebbe cambiare drasticamente, così come in Spagna. Influiranno molto gli eventi estremi, gli inverni più miti comporteranno una fioritura precoce più vulnerabile ai danni del gelo in tarda primavera. Si verificheranno ondate di caldo con effetti sul mallo e la qualità della noce, tempeste che dureranno più a lungo con inondazioni come quella che purtroppo si è verificata nel maggio scorso; grandinate e venti che potrebbero anche spezzare gli alberi.


Come fare per arginare i danni?
“Intanto prendendo misure molto comuni – ha concluso López Larrinaga – innanzitutto il monitoraggio con stazioni meteo: sapere cosa sta succedendo ci insegna a non utilizzare più vecchi modelli, a capire qual è la nuova situazione e, quindi, ad agire di conseguenza. Poi l’irrigazione con il calcolo dei sistemi tramite sensori al suolo ma anche sulle foglie, la protezione da raggi UV con il caolino, l’inerbimento per proteggere il suolo e mitigare effetti da eventuali precipitazioni abbondanti o inondazioni, l’utilizzo di sostanze organiche (ad esempio alghe selezionate) per combattere funghi e muffe”.

Daniela Utili

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