GESTIONE DEL RISCHIO: LE DERIVE DI UN SISTEMA ASSICURATIVO INCAGLIATO E MAL FUNZIONANTE

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Sul nuovo sistema assicurativo riguardo la gestione del rischio c’è chi non risparmia critiche. Come il nostro lettore Danilo Tamisari che al riguardo ci ha scritto una lettera che pubblichiamo integralmente qui sotto:

“L’entrata in vigore del decreto ministeriale del 12/01/2015 poi modificato dal D.M. del 08/03/2016 sancisce un nuovo sistema assicurativo e contributivo inerente la gestione del rischio e le avversità atmosferiche in agricoltura.

In seguito ai suddetti decreti la polizza assicurativa agevolata viene finanziata dalla Comunità Europea nell’ambito del “Piano di Sviluppo Rurale Nazionale”.

Viene inoltre introdotto il P.A.I. (Piano Assicurativo Individuale) che ogni agricoltore intenzionato ad accedere alla polizza agevolata deve compilare , affidandosi al C.A.A. (Centro di Assistenza Agricola) di riferimento.

Le guide attuative dei Decreti Ministeriali prevedono la possibilità di assicurare quantità di prodotto determinate dalla media delle “rese” degli ultimi anni, quantità quasi sempre insufficienti per una piena copertura assicurativa. La diretta conseguenza è che le Imprese Agricole, in via di sviluppo con aumenti di produzione, frutto di nuove tecnologie e innovative pratiche colturali, le Aziende colpite da eventi atmosferici (non sempre assicurabili), non riescono ad assicurare con le polizze agevolate la produzione reale.

Il risultato è che l’agricoltore per assicurare la produzione reale presente sulla pianta (obbligo Comunitario) deve integrare le “rese medie” con quantitativi non agevolati impegnandosi a pagarne privatamente il premio con un costo maggiorato!

Altro punto dolente è la pesante burocrazia innescata dall’introduzione del PAI:

– ad oggi “Febbraio 2018”, quasi nessun Agricoltore è riuscito ad entrare in possesso dei contributi riferiti alle polizze assicurative degli anni 2016 e 2017, ed il 40% di essi attende ancora i contributi riferiti alle polizze del 2015.

Il problema non è la disponibilità dei fondi (un miliardo e seicento milioni di euro fino al 2020, più che sufficienti), ma solo ed esclusivamente la conseguenza di passaggi burocratici farraginosi ed inconcludenti.

– il sistema determina “anomalie”, difficili da correggere, mettendo severamente a rischio il ricevimento del contributo Comunitario.

Per non parlare poi del lato oscuro delle guide operative dei decreti attuativi che generano varie e possibili interpretazioni a cui neanche ASNACODI (sindacato di riferimento dei Consorzi di difesa) riesce a dare interpretazione certa.

Decreti e circolari Attuative chiamati “Semplificativi” … forse ironicamente.

“Vi siete complicati la vita, inventandovi un sistema assicurativo rigido, complesso ed inefficiente che la Comunità non vi ha chiesto”: questo il senso del commento espresso pubblicamente dall’europarlamentare Herbert Dorfman.

Concludendo: gli Agricoltori devono fare i conti con un “sistema assicurativo” incagliato e mal funzionante che allontana gli Imprenditori Agricoli e rischia di far ritornare alla Comunità Europea gran parte dei contributi già stanziati.

Senza dubbio, i Dirigenti Ministeriali, di Agea, del Sian, di Ismea ecc.. si sono resi conto dei limiti che i decreti attuativi hanno creato con il nuovo PAI al sistema assicurativo (perseverare autem diabolicvm), occorre quindi, che con onestà intellettuale e senso dello stato gli stessi ne ammettano il fallimento per dare il via ad una nuova e vera semplificazione”.

Danilo Tamisari, Ferrara

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