GELO SULLE CILIEGIE, IL VENETO IN ANSIA, PEZZO: “POSSIBILI PERDITE TRA IL 30 E IL 50%”

Condividi

Per le ciliegie veronesi sono ancora in corso di valutazione i danni subiti dalle ultime gelate di inizio mese, in cui sono state falcidiate anche, e forse in misura perfino superiore, le drupacee, specie per pesche e nettarine, oltre a mele, Golden in primis, e kiwi.

“Nella prima ondata di gelo (ai primi di aprile, ndr) le piante di ciliegio sono riuscite a resistere – spiega Stefano Pezzo, imprenditore a capo dell’azienda veronese Cherry Passion e presidente di Fruitimprese Veneto. Nella seconda, invece (attorno all’8-9 aprile), i danni purtroppo ci sono stati. Rispetto ad una stagione normale stimiamo perdite tra il 30 e il 50%. ma è ancora presto per tirare le somme. Nelle prossime settimane bisognerà capire se ci saranno difetti sulle ciliegie rimaste sulle piante, se ci sarà cascola. Di certo quest’anno, come non mai, l’accurata selezione dei frutti sarà fondamentale”.

L’ondata di gelo ha colpito a macchia di leopardo il Veronese e il Vicentino, in cui si trovano alcuni dei più importanti territori della produzione cerasicola veneta. “A metà maggio sapremo con maggior precisione l’entità dei danni – ribadisce Pezzo. “Non credo che la situazione sia drammatica come la gelata di alcuni anni fa, ma la preoccupazione rimane. Se le previsioni confermeranno la mancanza di merce sufficiente, i produttori è probabile che saranno costretti a importare prodotto turco, greco e spagnolo”.

Le incognite e i timori tuttavia non si esauriscono qui. “Il nostro problema principale rimane la grandine”, osserva l’imprenditore scaligero. “Nel momento della raccolta, da metà maggio, il rischio c’è, così come le piogge che potrebbero creare problemi di spaccature dei frutti. Speriamo nel clima. Voglio essere ottimista, la stagione si può comunque ancora salvare”.

La difesa delle colture cerasicole è uno dei talloni d’Achille storici del comparto. “Sulle ciliegie non ci sono vasti appezzamenti coperti. La coltura intensiva di ciliegie non è così diffusa. Le piantagioni di ciliegie, sia in pianura che in collina, sono ancora alternate ad olivi e viti, con le conseguenti difficoltà di raccolta e con la gran parte della produzione completamente esposta alle intemperie. Di conseguenza sono difficili da proteggere. Servirebbe lanciarsi in nuove produzioni con sistemi moderni ma nel settore c’è un certo scoraggiamento, anche per gli alti costi di raccolta. In altri Paesi il prodotto viene valorizzato meglio”, ammette infine Pezzo.

Emanuele Zanini

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE