IL FUTURO DI PLANET FARMS? VALSECCHI: “AUTOMAZIONE E AMPLIAMENTO DELLA GAMMA”

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“Integriamo l’intera filiera dal seme al prodotto finito in una perfetta sintesi tra innovazione tecnologica e tradizione culinaria italiana: le insalate, il pesto e gli altri prodotti agricoli che distribuiamo col nostro marchio in oltre 300 supermercati hanno un bassissimo impatto ambientale, una notevole freschezza e sono ottenuti senza chimica, quindi non hanno residui grazie a lunghe e continue ricerche”.

Mara Lucilla Valsecchi, da una manciata di giorni CEO di Planet Farms, leader nel settore del vertical farming ha spiegato così, a Italia Oggi, la filosofia aziendale. “Per la rucola, per esempio, abbiamo impiegato cinque mesi per trovare il seme giusto, con una germinabilità superiore al 95%, poi il substrato formato da torba e sostanze inorganiche dev’essere adatto a quel tipo di radici, infine la luce led che riproduce solo le lunghezze d’onda della luce solare utili per far crescere le piante: una luce che simula albe e tramonti ed è calibrata a seconda dello sviluppo della pianta e delle caratteristiche che si vogliono ottenere. Basta cambiare la qualità della luce per ottenere una rucola più o meno piccante”.

L’agricoltura verticale è green: “C’è un risparmio delle risorse naturali, prima fra tutte l’acqua, oltre il 95% rispetto ai sistemi agricoli tradizionali”, ha spiegato il CEO a Italia Oggi. “Basti pensare che per produrre un chilo di lattuga in pieno campo servono 200 litri di acqua mentre in coltivazione verticale ne bastano solo 1,5 litri. Inoltre i prodotti sono pronti al consumo e non devono essere lavati, perché sono coltivati in ambienti controllati, il che comporta un ulteriore risparmio d’acqua. Non solo. La coltivazione su più livelli consente di risparmiare oltre il 90% del suolo: i campi possono essere quindi restituiti al loro habitat naturale favorendo la biodiversità. Noi coltiviamo i prodotti in ambienti con parametri colturali – temperatura, umidità, soluzione nutritiva, luce, qualità dei semi, substrati, aria e acqua –costantemente monitorati e che ci permettono di garantire le condizioni ideali in tutte le fasi della crescita delle piante, raggiungendo elevati livelli di rendita agricola per metro quadro, con il minor impiego di risorse possibile”.

“Nelle vertical farms si dimezzano i tempi di produzione e si producono quantità superiori”, aggiunge Valsecchi. “Un vantaggio non di poco conto guardando al futuro e soprattutto alle aree in cui diventa sempre più complicato coltivare con i metodi tradizionali. È necessario affrontare e supportare il cambiamento di paradigma dell’agricoltura, che porterà sempre di più a posizionarsi direttamente dove si trova il consumatore, a prescindere dalle condizioni circostanti: si passa da un sistema climate driven, che produce lì dove ci sono le condizioni climatiche, economiche e sociali adatte, a un modello consumer driven, cioè pensato per essere lì dove c’è l’esigenza di consumo grazie alla capacità di sfruttare degli ambienti diversi. Nell’arco dei prossimi 30 anni il nostro Pianeta si sovrappopolerà arrivando a contare quasi 10 miliardi di persone, che si concentreranno per lo più nei centri urbani. In questo contesto”,

“il vertical farming aiuta le città a diventare autosufficienti a livello agroalimentare, producendo cibo a ridosso dei centri urbani, vicino al consumatore finale, e consegnando prodotti freschissimi sempre disponibili e accessibili. Per esempio noi ogni giorno produciamo 30mila confezioni di insalata in carta riciclabile: tra il taglio e la chiusura della confezione passano meno di 60 secondi e subito partono verso i supermercati”.

Cosa c’è nel futuro di Planet Farms? “Evoluzioni dal punto di vista dell’automazione e un forte allargamento delle famiglie di prodotti. Spazieremo dai frutti rossi fino a ingredienti necessari all’industria. Vogliamo cogliere tutte le opportunità che vediamo in Europa, cavalcando l’agricoltura del futuro. Quello che ha funzionato per secoli oggi fatica a funzionare. Un tempo eravamo molto meno di quanti siamo oggi e i terreni dovevano fornire cibo per un numero di persone molto inferiore. Di fronte a questi cambiamenti l’agricoltura non può rimanere ferma”.

(fonte: Freshcutnews.it)

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