Frutteti ricoperti da fango, limo, sabbia, rifiuti di ogni tipo, legno, plastica, perfino sedie. Di tutto. Luigi Bosi, 35 anni, produttore ortofrutticolo di Bagnacavallo (Ravenna) e vice presidente dei Giovani di Confagricoltura Emila Romagna, traccia un quadro drammatico dell’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi l’Emilia Romagna e in particolare la zona del Ravennate, compresi i terreni della sua azienda agricola che si trovano a Boncellino, frazione di Bagnacavallo, dove il fiume Lamone ha rotto gli argini.
“L’80% dei 25 ettari della mia ditta ha subito danni ingenti, trovandosi nei pressi del punto dove il fiume è esondato”, afferma sconsolato l’imprenditore romagnolo. “La violenza dell’acqua, arrivata impetuosa, ha letteralmente sradicato diverse piante da frutto, molte sono state divelte. Ci sono interi frutteti da estirpare. Molte coltivazioni rischiano di marcire rimanendo sott’acqua”.
Un disastro per i pereti, meleti, vitigni e ortaggi di Bosi, che tra l’altro non ha nemmeno la possibilità di intervenire più di tanto. “I campi pieni zuppi d’acqua sono impraticabili. Avevo diversi volumi di fragole, ormai prossime alla raccolta: c’è il rischio di dover buttare tutto. Nei prossimi giorni si valuteranno i danni anche su drupacee e kiwi, che soffrono particolarmente questa situazione. Continua a piovere. I campi sono sempre più pieni di fango. Ora servirebbe il sole ma il meteo non dà buoni segnali”, afferma l’imprenditore agricolo ravennate. “E pensare che fino a pochi giorni fa il problema era la siccità con i terreni asciutti come il deserto. Ora siamo sott’acqua con tonnellate di prodotto perso e centinaia di migliaia di euro di danni”.
Emanuele Zanini
