FRUTTA GIÙ, POMODORI SU. TENGONO I CONTI DI APO CONERPO NELL’ANNO PIÙ DIFFICILE

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Se le imprese singole soffrono, le imprese associate reggono l’urto della crisi. Lo si deduce osservando il bilancio 2023 di Apo Conerpo, principale organizzazione di produttori ortofrutticoli europea, portaerei di Confcooperative nel comparto ortofrutta (6000 produttori, 50 coop associate, 2 AOP), presentato dal presidente (confermato) Davide Vernocchi e da una governance ampiamente rinnovata.

I dati: fatturato dalla commercializzazione + 1,8% nonostante mancati conferimenti per oltre il 27% dei volumi, e ristorni ai soci incrementati del 50%. Al fianco di Vernocchi quattro nuovi vicepresidenti, espressioni delle principali filiere e territori di riferimento. Una squadra al cui fianco siederà il nuovo direttore generale Daniele Maria Ghezzi, che raccoglie il testimone portato per oltre vent’anni da Gabriele Chiesa, che continuerà a fornire supporto alla OP.

Bilancio: valore oltre i 434 milioni di euro, fatturato a 787 milioni

Il bilancio 2023, approvato a fine giugno, parla di un valore della commercializzazione che supera i 434 milioni di euro (+1,8%) e un volume d’affari che raggiunge quota 787 milioni di euro, con una flessione di soli 2,7 punti rispetto a quel 2022 che aveva segnato il miglior risultato del gruppo nell’ultimo decennio.

I fattori cruciali dei risultati

“Individuo tre fattori cruciali per questo risultato- spiega Vernocchi- . Il progressivo allargamento della base sociale anche in altre regioni che ha garantito disponibilità costante di prodotti anche nelle fasi più critiche; l’ottima performance economica del pomodoro da industria nonostante i danni dell’alluvione; e l’encomiabile lavoro delle nostre business unit – Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco – per la valorizzazione massima del prodotto disponibile sia nella Grande Distribuzione nazionale, dove registriamo addirittura un incremento a valore del 13,86%, che all’estero”.

Quindi un’analisi del 2023. “Un anno particolarmente sfidante per il nostro settore – commenta Vernocchi -: dalle gelate primaverili all’alluvione di maggio, dalla siccità estiva alle grandinate, alla recrudescenza di gravi fitopatie legate al clima come la maculatura e la batteriosi, nessuna coltura è stata risparmiata, con effetti particolarmente rilevanti su diverse fra le produzioni principali dell’Emilia-Romagna come, solo per citarne alcune, pere, pesche e nettarine, ciliegie, pomodoro da industria e cipolle”.

E poi lo scenario internazionale sempre più turbolento, con effetti dirompenti sui mercati e sui prezzi di energia e materie prime, l’esplosione dell’inflazione e il manifestarsi di nuove povertà. E in più criticità croniche come la difficoltà nel reperire manodopera per il settore ortofrutticolo e le scelte spesso discutibili prese dall’Europa.

“Un quadro complesso che ha generato un’inevitabile contrazione dei conferimenti, fermi nel 2023 a 732.000 tonnellate, il 27% in meno rispetto alla media degli ultimi dieci anni e il dato più basso della storia di Apo Conerpo”. Anche l’export ne ha sofferto: poco più di 70.000 tonnellate per un valore di quasi 104 milioni di euro.  Stabili le superfici, sui 30.000 ettari, dove gli investimento in frutta e ortaggi praticamente coincidono (ciascuna circa 15.300 ettari). Vistoso il calo della frutta che ha perso quasi 2000 ettari in 5 anni; in crescita gli ortaggi grazie al boom del pomodoro da industria. La frutta conferita scende sotto le 200.000 tonnellate  (183.000  per l’esattezza ): “mai un dato così basso” – dice Vernocchi – per cui ci siamo trovati in difficoltà a rifornire l’industria di trasformazione“. Il bollettino del crollo produttivo della frutta vede in testa le pere (-69%), seguite dalle ciliegie (-68%) seguite dalle drupacee (susine, pesche/nettarine, albicocche) con perdite tra il 40 e il 50%.  

Il confronto con il 2018

Interessante il confronto con i risultati del 2018, ultimo anno di normali raccolti e conferimenti dei soci Apo Conerpo. “Il volume d’affari del gruppo Apo Conerpo è cresciuto dell’8% – prosegue Vernocchi -. È un dato indubbiamente positivo ma che copre appena un terzo degli effetti dell’inflazione e dell’incremento dei costi ricaduto sui produttori. C’è molto da fare per sostenere un settore cruciale per la regione e il Paese come l’ortofrutta: oggi la sfida principale per un imprenditore agricolo è quella di continuare a produrre in un mutato e sempre più difficile contesto climatico e garantire una reale sostenibilità economica alla sua impresa. Perché se viene meno la redditività, le aziende agricole chiudono. Negli ultimi anni il nostro mondo è stato stravolto: siamo passati dalle eccedenze da smaltire,  alla difficoltà di riuscire a produrre sia in quantità che in qualità”.

Le sfide di mercati e clima sono ardue per la nostra ortofrutta, la campagna estiva per fortuna promette bene. “Confidiamo nella nuova Commissione UE – conclude Vernocchi – che dopo gli errori del passato appare più attenta ai bisogni dei produttori. Sembra che a Bruxelles, anche per l’azione dei trattori, abbiano capito che i primi difensori dell’ambiente sono i produttori”. “Apo Conerpo comunque c’è – conclude Vernocchi -, forte della specializzazione delle nostre business unit, delle capacità del sistema di cui siamo parte a livello nazionale e internazionale, del valore dei nostri marchi, del nostro impegno nella ricerca (con 27 progetti in cui Apo Conerpo è inserita, con oltre 1 milione di investimenti propri), nel segno dei valori di solidarietà, mutualità e radicamento sul territorio che ci hanno guidato negli ultimi, difficili anni”.

Lorenzo Frassoldati

l.frassoldati@alice.it

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