FRUITIMPRESE: ACCELERARE SU INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ

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Nell’ambito dell’annuale Assemblea Fruitimprese, svoltasi ieri a Roma, si è discusso di “Innovazione e competitività nel mercato internazionale”, tema di grande attualità per le imprese italiane, chiamate a competere in un contesto mondiale sempre più complesso e sfidante. L’evento, promosso in collaborazione con International Paper, Unitec e Euler Hermes – moderato dal giornalista Rai Franco Di Mare – si è posto l’obiettivo di analizzare i nuovi scenari geopolitici internazionali, le nuove opportunità offerte all’ortofrutta italiana soprattutto dai mercati asiatici, grazie al nuovo collegamento ferroviario tra Europa e Cina, e il loro impatto in termini di innovazione e gestione sull’attività e le strategie delle aziende.

Per comprendere lo stato di salute del comparto ortofrutticolo italiano sui mercati internazionali, basta dare un’occhiata ai dati diffusi nei giorni scorsi da Fruitimprese, secondo i quali nel 2017 l’export di ortofrutta italiana è salito al valore record di 4,9 miliardi di euro (+3% sull’anno precedente). Una performance che colloca l’ortofrutta al secondo posto, dopo il vino, nel ranking dei settori dell’agroalimentare “made in Italy” più esportati. In particolare, la frutticoltura ha sviluppato un giro d’affari di 3,6 miliardi di euro, mentre gli ortaggi hanno raggiunto quota 1,3 miliardi. La Germania assorbe quasi la metà della produzione (42%, +5,8%) e la Francia il 14% del totale (+9,5%), mentre verso Spagna, storico competitor, l’export è cresciuto a doppia cifra (12,8%).

Se l’Europa si conferma il core business per gli esportatori di ortofrutta tricolore, molti segnali portano gli operatori a guardare con crescente attenzione a Oriente. Lo ha sottolineato nel suo intervento Alessia Amighini, co-direttore dell’Osservatorio Asia ASPI e docente all’Università Orientale del Piemonte, concentrandosi sulle potenzialità del settore frutticolo. Un comparto decisamente dinamico nel contesto dell’ortofrutta, se consideriamo che il 9% di tutti i frutti coltivati sono commercializzati a livello internazionale.

Tra i trend più significativi, Amighini rileva uno spostamento dei consumi verso la frutta con un’immagine più naturale e fresca, compresa quella congelata (la cui domanda nell’ultimo decennio è cresciuta del 5% all’anno). Grazie all’aumentare di consumatori guidati da scelte alimentari consapevoli, il segmento bio si conferma in forte sviluppo, così come quello dei “superfood”. Se guardiamo i flussi internazionali, emerge il ruolo della Cina che, oltre ad essere il primo produttore al mondo, ha rapidamente ampliato le importazioni ed esportazioni di frutta fresca e trasformata. Merito di un migliore accesso al mercato, delle preferenze mutevoli dei consumatori, che vedono tra l’altro crescere il loro potere d’acquisto, e di una logistica più efficiente, con impianti di stoccaggio e catene del freddo sempre più performanti. L’export agroalimentare italiano verso la Cina è cresciuto del 15%: l’Italia è il primo Paese europeo esportatore di frutta verso quel grande mercato, con il kiwi in vetta ai prodotti più richiesti, anche se i cinesi amano e consumano soprattutto le mele.

Quanto al prossimo futuro, in prospettiva emergono almeno due fattori che potrebbero giocare un ruolo importante nel favorire gli esportatori italiani. Da un lato, la lotta sui dazi commerciali tra Pechino e Washington, dall’altro le nuove rotte ferroviarie: in particolare, il nuovo collegamento tra Mortara (Pavia) e Chengdu (Sichuan), che renderà la Cina raggiungibile in 16-18 giorni (contro i circa 45 di navigazione) e toccherà Paesi a elevato potenziale di crescita.

Nel suo intervento, Marco Salvi, presidente Fruitimprese, ha tratteggiato il quadro d’insieme nel quale si trovano ad operare le imprese associate: uno scenario economica che esce da un decennio di crisi e deve affrontare nuove problematiche, ma anche interessanti opportunità. Per farlo efficacemente, secondo Salvi è fondamentale investire innanzitutto in innovazione.

Un ruolo centrale per il settore ortofrutticolo è senza dubbio rappresentato dalle politiche comunitarie della nuova PAC (Politica Agricola Comune) 2020/2027 e quindi dalle OCM (Organizzazioni Comuni del Mercati agricoli), tra cui quella ortofrutticola. In sede comunitaria si sta lavorando a ritmi serrati, sulla scia dell’approvazione della parte agricola del Regolamento Omnibus, che revisiona medio termine la politica europea 2014/2020. Sul fronte export, il settore ortofrutticolo sta centrando ottimi risultati: basti pensare al saldo attivo di oltre un miliardo della bilancia commerciale. Anche se, per far crescere l’economia, Fruitimprese auspica interventi più decisi da parte del governo sul costo del lavoro, la pressione fiscale e l’efficienza della pubblica amministrazione.

In chiave di sviluppo, l’innovazione è la chiave di volta, a patto che riguardi tutti i segmenti della filiera, dalla produzione alla promozione. Questo significa lavorare sulle varietà e sulla qualità per distinguersi sui mercati internazionali, sulla valorizzazione di alcune specie, ma anche sul settore logistico e commerciale e concentrarsi, in particolare, su quei consumatori disposti a remunerare adeguatamente i nostri prodotti e quindi tutte le componenti della filiera.

I rapporti di interscambio con la Cina, che si può ormai definire un Paese target, sono migliorati e questo lascia ben sperare per il futuro. Per affrontare al meglio quel grande mercato, occorrono in ogni caso quantità e capacità di servizio adeguate, che nessuno può garantire da solo. E servono piattaforme di distribuzione in loco, oltre a un’opportuna campagna di comunicazione.

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