FRUIT INNOVATION, LE STRANE ASSENZE DEL MINISTRO MARTINA

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Nei giorni di Fruit Innovation abbiamo sottolineato l’assenza del ministro Maurizio Martina all’inaugurazione. Una assenza che mi sembra legata alla guerra delle fiere in corso nel mondo dell’ortofrutta. E per fortuna che Verona si è sfilata da sola, altrimenti sarebbe stato un ulteriore motivo di imbarazzo per il ministro, visti i suoi ottimi rapporti con Vinitaly.

Il ministro lombardo si è sempre defilato rispetto a questo salone che pur nasceva nella sua regione. Pensiamo per motivi di pressing politico esercitato da esponenti Pd dell’Emilia Romagna che lo hanno condizionato a favore di Macfrut. Per carità, nulla di strano, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Però questo ministro che non si fa vedere a Berlino a Fruit Logistica, che snobba Milano, che non ha mai una parola di attenzione verso il secondo comparto dell’export agroalimentare nazionale sta diventando un po’ un caso. Fra l’altro la cabina di regia di Fruit Innovation rappresenta davvero il sistema ortofrutta Italia, compresa la Distribuzione moderna, e almeno questo avrebbe dovuto consigliare il ministro a esserci, anziché mandare per l’ennesima volta il suo fido direttore Luca Bianchi a fare le sue veci.

Però il ministro ha preferito partecipare all’assemblea della Confartigianato in Expo, a poche centinaia di metri dalla sede fieristica, anziché al taglio del nastro di Fruit Innovation. Peccato, perché avrebbe partecipato a un dibattito vivace e interessante tra i protagonisti del settore, chiuso dal monito di Francesco Pugliese: “da qui parte un segnale soprattutto alla politica, che deve fare sintesi altrimenti i numeri del comparto – che restano importanti nonostante tutte le difficoltà – caleranno”.

Il nuovo salone, alla prima edizione, ha proposto luci e ombre. Il format è quello della fiera professionale, quindi senza affluenza di grande pubblico, dove è importante che ci siano gli addetti ai lavori, soprattutto Gdo e buyer italiani e stranieri. Obiettivo in parte conseguito ma su cui c’è ancora da lavorare, soprattutto all’estero. L’impressione è che Milano possa rappresentare il comparto nel segmento dal magazzino al dettagliante, grande o piccolo, mentre Macfrut lavori di più sul percorso campo-magazzino di lavorazione.

“Mettendo assieme Milano e Rimini si farebbe davvero la grande fiera dell’ortofrutta italiana”, ha commentato un operatore. Adesso la palla passa a Rimini in settembre. Il modello di riferimento di Fruit Innovation sembra essere la spagnola Fruit Attraction che partita piano ha poi fatto passi da gigante. Ma, attenzione: il salone spagnolo ha avuto l’appoggio di tutto il sistema Spagna, a partire dal ministero e dai grandi player del settore. Qui, come abbiamo visto, la politica non ha la forza né la voglia di orientare e fare sintesi. Però prima o poi un segnale politico ci vorrà, perché forse due manifestazioni per il settore sono troppe, senza tenere conto di un possibile ‘ritorno di fiamma’ di Verona con un format tutto diverso da quello che era Fruit Gourmet Expo. Intanto gli organizzatori milanesi (Ipack-Ima e FieraMilano) hanno confermato il piano triennale e indicato le date 2016 (4-6 maggio). Quindi Milano fa tesoro del debutto e va avanti. Il 2015 sarà archiviato come l’anno della sfida con Macfrut all’insegna di una concorrenza molto accesa. Poi si vedrà.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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