Il mondo del melone è nel suo dna. In quell’ambiente è nato e cresciuto. Lì è maturato e si è specializzato vincendo sfide che gli hanno permesso di diventare il leader incontrastato del settore. Bruno Francescon (nella foto), 40 anni, oggi guida l’omonima azienda di famiglia che, grazie anche alla sua conduzione ambiziosa ma nello stesso tempo equilibrata, nel corso degli anni è stata in grado di diventare il primo gruppo italiano del melone.
Anche per questo l’imprenditore mantovano è stato scelto come protagonista del numero di marzo del Corriere Ortofrutticolo in distribuzione nei prossimi giorni.
Francescon, nell’intervista rilasciata ad Emanuele Zanini, parla di come, all’interno dell’azienda di famiglia, sia nata l’idea di sviluppare il business del melone, spingendo su produzione, export e innovazione. Nell’articolo si dà ampio spazio all’operazione lanciata in Senagal, dove l’impresa mantovana ha aperto tre anni fa un’azienda agricola di 156 ettari, con l’obiettivo di prolungare il calendario di produzione per sviluppare il canale commerciale.
Quella del Senegal è un’idea di business o di solidarietà? O entrambe le cose?, chiede Emanuele Zanini. E Bruno Francescon risponde: "Prima è venuto il business ma a ruota è venuta la solidarietà. I senegalesi sono proprio delle belle persone, un popolo tranquillo, politicamente stabile. Ma sono veramente molto poveri, gli manca tutto. Nel 2013 in un mese abbiamo messo in piedi un progetto solidale assieme a Coop Italia, ideato per costruire un centro medico nel villaggio da dove provengono quasi tutti i nostri collaboratori. I lavori sono a buon punto e contiamo di inaugurare la struttura a breve. Spero di continuare a produrre e vendere frutta di questo Paese per mettere in piedi uno dopo l’altro piccoli ma concreti e utili progetti solidali per questa gente. Ma l’intenzione è anche quella di ampliare la produzione senegalese perché le risposte dal mercato sono molto positive. L’Africa è un’opportunità".
