di Emanuele Zanini
Agricola Campidanese crede sempre più nel fuori suolo e in particolare per le fragole (senza dimenticare comunque pomodoro iLcamone, meloni, angurie, melanzane, cetrioli e altre orticole). Se lo scorso anno le superfici dedicate all’innovativo sistema di coltivazione per la regina dei frutti rossi ammontavano a circa 1,5 ettari, quest’anno l’area è arrivata a 5 ettari, con mezzo milione di piantine messe a dimora.
“Attraverso questa tecnica di coltivazione – spiega Salvatore Lotta, direttore commerciale dell’azienda di Terralba (Oristano) – riusciamo ad abbattere i costi della manodopera e agevoliamo il lavoro di chi raccoglie il prodotto, che non deve più chinarsi. Inoltre tale procedura ci consente di ottenere un importante risparmio di acqua, senza utilizzare nuovo suolo, senza contare che a parità di area, riusciamo a coltivare più piante ed avere una qualità del prodotto superiore. Con l’aiuto della tecnologia siamo in grado di essere più efficienti, più produttivi e innalzare il livello qualitativo, allungando ulteriormente la shelf life della frutta e della verdura. I vantaggi sono enormi ma è necessario effettuare un lavoro certosino, quasi maniacale, per ottenere successo”.
“Risposta ottima del mercato”. Si punta al doppio “zero”
La stagione delle fragole fuori suolo quest’anno è partita in ritardo di una ventina di giorni a causa di un contrattempo: “Purtroppo la fornitura di piantine da parte del vivaio a cui ci siamo appoggiati ha creato problemi, a tal punto che abbiamo dovuto sostituire le piante di fragole”, rivela Lotta. “Per questo motivo siamo partiti un paio di settimane fa con i primi volumi, con un ritardo di una ventina di giorni. Tuttavia ora il disguido è stato risolto e siamo pronti ad affrontare al meglio la stagione”. L’annata proseguirà almeno fino a fine giugno. “La risposta del mercato è ottima. L’interesse della GDO è crescente. La sostenibilità che garantisce questa tecnica di coltivazione è premiante. Il nostro obiettivo ora è ottenere a breve, nei prossimi mesi, i riconoscimenti bio, residuo zero e nichel zero. Puntiamo a commercializzare il prodotto con il nostro marchio “Fragolosa”. E in tal senso abbiamo già in cantiere il marchio “Fragolosa Zero Zero”, proprio per identificare fragole senza residui e senza la presenza di nichel”, annuncia l’imprenditore sardo.
“Siamo convinti che quella intrapresa sia la strada giusta. Gli investimenti proseguiranno. Abbiamo già previsto di aumentare ulteriormente le superfici con il fuori suolo toccando i 10 ettari entro il prossimo anno”.
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