I FONDI D’INVESTIMENTO CREDONO SEMPRE PIÙ NEL SETTORE: SONO OLTRE 800. “MA SERVE PIÙ AGGREGAZIONE TRA LE IMPRESE”

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Cresce l‘interesse dei fondi di investimento verso il settore agroalimentare, dai 40 presenti nel 2005 sono oggi oltre 800, con una capacità di investimento cresciuta, nello stesso periodo di tempo, da 40 miliardi di dollari a circa 130 miliardi.

Anche in Italia il rapporto tra mondo della finanza e settore agroalimentare si sta facendo sempre più stretto e aumentano le opportunità finanziarie e creditizie a disposizione delle imprese agricole, tanto più che ci sono da sfruttare le importanti risorse offerte dal Recovery Plan e dalla PAC. Ma, per attrarre più investimenti, il settore deve migliorare il profilo dimensionale e organizzativo attraverso processi aggregativi e ottenere da parte del governo adeguate misure di sostegno, peraltro già in atto in altri Paesi, che proteggano meglio l’agricoltore dai rischi climatici e favoriscano il ricambio generazionale attraverso incentivi all’imprenditoria giovanile. E’ questo il messaggio uscito dalla conversazione sulla finanzia, moderata dal giornalista del Corriere della Sera Ferruccio Pinotti, che si è svolta nella Glass House di Villa Necchi a Milano nell’ambito della manifestazione “Protagonisti dell’Ortofrutta italiana”, con l’assegnazione dell’Oscar a uno dei dieci imprenditori nella rosa dei finalisti, organizzata per l’undicesimo anno consecutivo dal Corriere Ortofrutticolo e Omnibus.

Adelaide Mondo

Mondo (BPER): “Ortofrutta strategica”

Adelaide Mondo, responsabile dell’Ufficio Corporate& Solutions di BPER Banca, ha sottolineato come per la sua Banca, fortemente radicata sul territorio, “Il settore ortofrutta abbia un’importanza strategica, e per dare sostegno finanziario e creditizio alle imprese agricole abbiamo puntato su specialisti che conoscono l’attività e le esigenze delle imprese del settore”. Tra fondi europei e risorse offerte dallo Sviluppo rurale e dal Piano strategico nazionale, ha aggiunto Mondo, “c’è ora l’opportunità per le imprese di sfruttare una serie di incentivi importanti. Questo è un momento di fare investimenti innovativi e tecnologici per contrastare, e soprattutto prevenire, il cambiamento climatico”.

La dirigente di BPER Banca ha anche sottolineato come nella valutazione creditizio-finanziaria “sia sempre presente il grado di sostenibilità offerto dall’impresa. Una delle nostre mission è proprio accompagnare queste imprese nella transizione verde”.

Simona Caselli ed Ermanno Sgaravato

Per Simona Caselli, presidente Areflh-Assemblea delle Regioni Europee Frutticole, Orticole e Floricole e capo degli Affari europei di Legacoop Agroalimentare, “bisogna portare i fondi al rafforzamento delle filiere, solo così facciamo qualcosa di durevole”. La presidente Arefhl ha anche osservato come vada attentamente monitorato il percorso della Tassonomia Ue sulle attività economiche sostenibili. “Dobbiamo stare attenti – ha detto Caselli -, perché l’Europa sta definendo cosa è in agricoltura un investimento finanziario sostenibile, e siccome l’agricoltura ha aspetti tecnici molto variegati ed è molto diversa a seconda di dove la fai, va tenuto d’occhio il lavoro tecnico che si sta facendo”.

Ermanno Sgaravato

Ermanno Sgaravato, commercialista di Studio Tonucci&Partners, ha elencato cinque punti che il governo dovrebbe tenere ben presenti nella sua agenda per sostenere l’agroalimentare con strumenti finanziari efficaci o renderlo comunque attraente per gli investimenti privati.

Il primo punto è un invito a considerare i “Catastrophe bond” (o Cat-bond), sorta di polizza assicurativa contro le catastrofi eccezionali che sta suscitando interesse presso gli investitori internazionali. “In Italia il tema non è stato affrontato – ha detto Sgaravato – ma in altri Paesi, come Giappone e Sudamerica, si proteggono con questi strumenti. In caso di catastrofi intervengono le polizze assicurative che danno immediatamente disponibilità finanziaria per intervenire con velocità anche attraverso meccanismi ad hoc di semplificazione burocratica”.

Il governo poi, secondo Sgaravato, dovrebbe favorire i progetti di rete, progetti in cui “ci sia una facilitazione dell’aggregazione con semplificazione finanziaria e fiscale”.

Andrebbero poi emulate – ha aggiunto Sgaravato – esperienze internazionali a favore dell’imprenditoria giovanile, “in particolare replicare quanto fatto in particolare in Sudamerica, con la creazione di distretti dove le tecnologie vendono sperimentate incentivando i giovani”.

Il quarto punto su cui intervenire riguarda il fondo sovrano per il Made in Italy lanciato dal ministro Uso, un’opportunità, ha osservato l’esperto di Tonucci&Partners, che andrebbe estesa alla filiera agricola, al momento non considerata.

Ultimo aspetto su cui il governo dovrebbe meditare e invertire la rotta – ha concluso Sgaravato – è la scarsa presenza di premialità per un’impresa agricola che abbraccia il percorso della sostenibilità e dell’innovazione. Un valore aggiunto, quello delle imprese “ESG complaint” (in grado di governare non solo le variabili finanziarie, orientate al profitto, ma anche le variabili ambientali, sociali e di governance, per soddisfare le esigenze di tutti gli stakeholders aziendali, ndr), che viene invece assolutamente riconosciuto con una valutazione premiante dal sistema banche-assicurazioni-fondi che va incontro alle aziende più sostenibili con una riduzione degli oneri finanziari.

Cristina Latessa

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