Il finocchio è un prodotto che non può mancare nel carrello di gran parte dei consumatori italiani e che sta guadagnando progressivamente un ruolo sempre più importante nel panorama dell’ortofrutta nazionale.
Un ortaggio che oggi è diventato una referenza fondamentale per il comparto, rappresentando circa il 5% degli acquisti totali di ortofrutta nel nostro Paese.
Di questo e di molto altro si è discusso nel corso dell’incontro di approfondimento “Focus finocchio, il mercato in Italia: produzione e distribuzione a confronto”, organizzato da Bayer. Per rivedere l’incontro clicca su Facebook di Seminis Italia – Vegetables by Bayer e YouTube di Bayer Crop Science Italia.
Un confronto aperto e utile tra mondo produttivo e distributivo, con la moderazione di Salvo Garipoli, direttore di SGMARKETING AGROALIMENTARE e l’ambizioso obiettivo di costruire una proposta coesa e di valore, elaborando una strategia comune per valorizzare il prodotto di qualità.
“Lo scopo di questo evento è quello di proporci – in qualità di produttori non solo di sementi orticole, ma anche di prodotti per la difesa – come un vero e proprio partner, a supporto di una visione ampia e completa del mercato del finocchio. Vogliamo offrire un momento di riflessione e di scambio sulle dinamiche strutturali del mercato di questa coltura, evidenziando quelle che sono le sfide più importanti dal punto di vista produttivo e le istanze provenienti dai consumatori attraverso la GDO”, introduce Monica Merusi, responsabile marketing di Vegetables by Bayer – Seminis.
Tra aumento dei consumi, riduzione delle superfici, cambiamento climatico e oscillazione dei prezzi, i rappresentanti di due tra le più importanti aziende agricole italiane votate alla produzione ed esportazione di finocchio hanno portato le loro esperienze a testimonianza del grande dinamismo del comparto produttivo di questa coltura tipicamente italiana.
Dalla Basilicata, Rosangela Appio, Sales Manager della OP Primo Sole, ha sottolineato la necessità di lavorare sul marchio per attribuire valore alla referenza, così come accaduto con il progetto DolceLucano. “L’idea del marchio è nata per avvalorare le caratteristiche organolettiche uniche del finocchio lucano. Da ciò è nata una segmentazione per favorirne il consumo crudo con due pack differenti. Un lavoro di evoluzione da marchio a marca che sta offrendo un valore aggiunto sia al consumatore finale che ai retailer”.
Dal canto suo Vittorio Caligari, titolare di Ortofrutta Caligari e Babbi e portavoce delle realtà produttive del Nord Italia, ha ricordato anche l’importanza del fattore prezzo: “Dobbiamo offrire al consumatore referenze con sempre maggiore appetibilità ed evitare le oscillazioni di prezzo per non creare disorientamento. Standardizzare il prezzo è importante affinché il consumatore abbia la percezione reale del valore del prodotto, così come spingere sul confezionato puntando a una maggiore tenuta di scaffale”.
Gli fa eco dal mondo della grande distribuzione organizzata Vittorio De Santis, buyer ortofrutta di Magazzini Gabrielli SpA: “È importante cercare di adottare un processo negoziale opportuno sia per la produzione che per la GDO, in modo da compattare la filiera. Costruire dei modelli negoziali che nascono da idee condivise, ragionare su un prezzo flat che offra dei servizi al consumatore; far comprendere agli acquirenti che il finocchio è un articolo che può offrire dei contenuti valoriali”.
Coesione dei rappresentanti della filiera e programmazione come chiave di volta per affrontare le sfide del mercato. Insieme, naturalmente, a una segmentazione che tenga conto delle esigenze del consumatore finale e faccia leva sui principali driver di acquisto: “Sicuramente la marca fidelizza il consumatore in un atto di acquisto ripetuto, non solo punto vendita ma anche online”, ricorda Giovanni Sansone, responsabile acquisti ortofrutta di Dimar SpA – Gruppo Selex. “Oggi abbiamo vari livelli di segmentazione: quella legata ai formati, il gusto, il brand e tutte le nicchie di mercato, in particolare quella del biologico”.
Una segmentazione che non può non prendere in considerazione anche l’aspetto della distintività del prodotto rispetto all’areale di riferimento. Ed è proprio la valorizzazione del territorio e della tipicità regionale l’elemento che guida il progetto del costituendo Consorzio di tutela dell’IGP Finocchio Isola di Capo Rizzuto volto alla promozione del prodotto proveniente da otto comuni dell’areale calabrese: “Stiamo muovendo i primi passi per uscire dall’anonimato. Per mezzo secolo, infatti, il nostro territorio ha distribuito finocchio a tutta l’Italia e all’estero e ora è il momento di un riscatto” spiega Enzo Talotta, direttore e portavoce del costituendo Consorzio.
Più di un centinaio le persone che hanno seguito con interesse la discussione interagendo con i relatori attraverso la chat e offrendo utili spunti di approfondimento.
Un confronto aperto, dal quale emerge un panorama articolato e complesso del mercato del finocchio, vero orgoglio italiano alla ricerca di un’adeguata valorizzazione attraverso il consolidamento di una filiera sempre più specializzata e con regole condivise, capace di lavorare al meglio su reputazione, marca, servizio e comunicazione per elevare la percezione di valore della referenza. Conclude Garipoli: “Fare, saper fare e far sapere di fare”.