Non è facile portare sugli scaffali della distribuzione un buon finocchio di IV Gamma, prodotto altamente deperibile in quanto sensibile all’imbrunimento della superficie di taglio dei tessuti, ma vale la pena lavorarci sopra – a livello di ricerca, nel sementiero e più in generale a monte della filiera – perché gli spazi per un buon prodotto servizio, in GDO, ci sono: lo ha detto Germano Fabiani (nella foto), responsabile reparto ortofrutta di COOP Italia, intervenendo alla tavola rotonda organizzata  all’interno dell’evento “La filiera italiana del finocchio: innovare per valorizzare”, voluta da Vegetables by Bayer, divisione sementi orticole di Bayer, che si è svolta giovedì 11 luglio a Napoli. Media partner dell’evento, Corriere Ortofrutticolo, testata “ammiraglia” del nostro gruppo editoriale.

Un momento della tavola rotonda: Fabiani è al centro: con lui Duccio Caccioni del Centro agroalimentare di Bologna (a sinistra) e Giuseppe Semeraro di Megamark

“Anche in questo comparto crescono i prodotti premium e ad alto contenuto di servizio, che valgono circa il 15% del venduto, mentre il resto è commodity, ha sottolineato Fabiani”. COOP commercializza circa 12 milioni di kg di finocchi ogni anno, un dato che equivale al 7% circa del totale verdure fresche, “con un trend positivo in termini di quantità vendute”.

L‘innovazione è sempre più importante, così come la qualità mentre la pezzatura grande non è necessariamente un plus, anzi; “un prodotto di calibro medio-piccolo avrebbe molto probabilmente successo, a patto che la qualità non manchi”, la considerazione del buyer di COOP sollecitato da una domanda di Fabrizio Poletti di Bayer.

“Vero che è difficile lavorare il finocchio – ha quindi sottolineato Fabiani – ma per una IV Gamma ben fatta lo spazio, non una prateria ma un campo da golf, c’è: il consumatore chiede sempre più servizio e sicuramente apprezzerebbe. Vale la pena lavorarci sopra”.

Mirko Aldinucci

(fonte: Freshcutnews.it)