FIERE, EXPO, EXPORT, BUROCRAZIA: DOV’È IL SISTEMA ORTOFRUTTA?

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La politica crede sempre di più… nel vino italiano. E’ il titolo di un articolo sul sito winenews.it. Gli esempi a supporto sono tanti e convincenti: la sfida lanciata dal premier Renzi a Vinitaly di portare l’export enoico a 7 miliardi di euro in pochi anni, l’attivismo del ministro Martina (dal Padiglione vino ad Expo, a #Campolibero, passando per il “testo unico” del vino). Da ultimo l’impegno del viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

“Il vino – scrive winenews.it – sarà al centro del più grande piano di promozione mai visto”. Si va dal dialogo con la distribuzione straniera per esportare su mercati lontani (come la Cina) col sostegno del pubblico, agli investimenti in formazione di export manager, “visto che sono poche le aziende del vino che possono permettersene uno”. Poi, dice il viceministro Calenda, “basta con le iniziative più ludiche che incisive, e “cambio di rotta sull’utilizzo dei soldi pubblici: si spendono in base a quello che le rappresentanze delle imprese ci dicono, perché le esigenze di chi produce non si decidono nei Ministeri. Abbiamo, come politica, il dovere di farci perdonare tante cose dalle imprese”.

Che dire? Perfetto. Prendano nota le rappresentanze private e cooperative dell’ortofrutta. Comincino a chiedere un appuntamento al viceministro Calenda perché tutto quello che si vuole fare per il vino, vale anche per l’ortofrutta, che è la seconda voce di export dopo il vino e può far crescere di un buon 20-30% la sua quota di export. Il sistema Italia dell’ortofrutta (sistema? Può sembrare una parola grossa, visti i risultati finora) ha tanti dossier aperti: che fare all’Expo, sostegni all’export, campagne di promozione all’estero per le nostre eccellenze (le nostre pere Abate in Usa sono oggetti misteriosi), abbattimento delle finte barriere doganali, armonizzazione fitosanitaria nell’Ue, scarsa efficienza del Ministero e caos di competenze con la Salute (incredibile quello che ha detto Paolo de Castro sulle etossichine : ho potuto fare poco perché “l’Italia non ha chiesto la deroga come gli altri Paesi”. Risultato: 60 milioni di danni), controlli e malaburocrazia che strangolano imprese e Op.

Infine un tema ormai di stretta attualità: non esiste un comparto forte senza una fiera forte. In campo nel 2014 ci sarà solo Macfrut, ma nel 2015 sono previste tre manifestazioni fieristiche e qualcos’altro è in gestazione. Tutti questi dossier richiedono soluzioni “di sistema”. Se il mondo dell’ortofrutta da solo non ce fa, dovrà essere il ministro a far sedere tutti attorno a un tavolo per ragionare e trovare soluzioni “di sistema”. Altrimenti il “sistema” finirà per traslocare definitivamente a Berlino o Madrid e l’Italia sarà solo una provincia dell’impero delle fiere altrui.

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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