FARE SISTEMA PER SUPERARE UNA CRISI EPOCALE: L’ASSEMBLEA FRUITIMPRESE APRE A TUTTA LA FILIERA

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Fuori una crisi economica pesantissima; in sala una sfilata di protagonisti dell’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione, a testimoniare che non tutto il male viene per nuocere e che forse proprio il momento di grave difficoltà può rappresentare la spinta per aggregare di più, e  meglio, il mondo dell’ortofrutta.

 

È stato proprio il pluralismo di voci, con interventi affidati a esponenti dell’intera supply chain, a caratterizzare la 64ma assemblea Fruitimprese, che si è svolta giovedì 11 aprile nella suggestiva cornice di Villa Malta a Roma.

Il presidente dell’associazione degli esportatori e importatori Marco Salvi (nella foto qui sotto il secondo da sinistra), eletto al posto di Luigi Peviani dodici mesi fa e quindi alla sua prima assise in veste di leader, ha svolto la consueta panoramica sull’import-export italiano nel 2012 e sulle principali problematiche sottolineando che “il settore resta trainante e assicura un indotto importante malgrado crisi, costo del lavoro, costo del trasporto; l’occupazione tiene e ha uno dei suoi punti di forza nelle quote rose, con le donne quanto mai attive e importanti soprattutto nella fase di lavorazione e condizionamento dei prodotti, ma non solo”.

Un export quello italiano, che lo scorso anno ha tenuto, vale 4 miliardi di euro, più o meno allo stesso livello del vino che però, ha chiosato Salvi, “è molto più conosciuto”. Dopo una carrellata sul rapporto tra produzione ed export degli “alfieri” della frutta made in Italy  (bene le mele, con quasi il 50% del commercializzato inviato Oltralpe e il kiwi, vicino all’80%; in difficoltà le pere, ancora notevolmente sotto le potenzialità, con solo un terzo del totale venduto all’estero, le pesche con il 23% e gli agrumi con il 5%) e una battuta sull’import di frutta tropicale “in mano ad aziende molto qualificate”, Salvi ha accennato alla Pac evidenziandone il probabile slittamento al 2015 ed esprimendo la certezza che vi sarà un taglio delle risorse.

Poi, proponendo il leit motiv dell’assemblea, ha spiegato che “bisogna rafforzare il legame con la produzione, anche mettendo a disposizione il know how delle nostre imprese, per una crescita complessiva”.

 

Sul fronte politico il presidente di Fruitimprese auspica la nascita di un governo in tempi brevi e vorrebbe un ministro delle Politiche agricole in linea con Mario Catania che, per l’associazione, ha dimostrato competenza facendo bene in particolare su  articolo 62 (“una buona legge, nonostante il pastrocchio di questi giorni, che ha messo ordine nelle transazioni commerciali introducendo equità e trasparenza”), interprofessione (“il tavolo di concertazione per risolvere  i problemi del settore”) e sulle barriere fitosanitarie  (“la Corea ha aperto al kiwi, ora si lavora per far accedere pere e mele negli Usa”).

L’export è la strada obbligata per crescere”, ha detto ancora Salvi. “Occorre accentuare la distintività, raggiungere mercati nuovi ma, prima ancora, fare sistema. Servono aggregazione e buona logistica, mercati come la Russia devono vederci in primo piano”. Quindi due citazioni dedicate a From, consorzio protagonista proprio a Mosca e  al Cso “un grande realtà che ora deve allargare gli orizzonti inglobando anche le orticole del sud, l’uva e altre produzioni, perché sia il tavolo dei servizi di tutta l’ortofrutta italiana”.

In tema di rappresentanza Salvi ha citato la nascita, avvenuta nel 2012, di Agrinsieme e di Italia Ortofrutta: “I tempi sono maturi per maggiori collaborazioni. Nell’ottica, anche, di tutelare produzione che è la parte più debole”. 

Un assist in piena regola per il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi (nella foto a fianco) che nel suo applaudito intervento ha concordato sul fatto che siano maturi i tempi “per un nuovo approccio di sistema in questa fase di crisi. Crisi che non è ancora al culmine e cambierà le abitudini di consumo".

“Il perimetro delle nostre aziende deve ampliarsi, l’agricoltura resta il settore con maggiori potenzialità di business e se dovessi scegliere rifarei l’agricoltore, ma forse non in Italia, che non sembra credere veramente nell’agroalimentare”.

E poi: “I contributi a pioggia del passato sono stati un oppio per il settore agricolo, il comparto primario si è adagiato: ora bisogna voltare pagina, operare in agronetwork per conquistare mercati interazionali. C’è bisogno di una strategia leader di crescita, dobbiamo costruirla insieme. Ma serve un differenziale di prezzo adeguato sennò non si produrrà e non si venderà più. E serve anche una rete di ricerca. Vogliamo un settore composto  da aziende forti orientate al mercato. Pensiamo troppo in piccolo, dobbiamo pensare in grande”, ha concluso Guidi suscitando la convinta approvazione della platea.

Dopo Guidi sono intervenuti il presidente dell’Organismo Interprofessionale Nazario Battelli (nella foto a fianco), “legittime le ragioni per la mancata ratifica dell’accordo su pesche e nettarine – ha detto – gli operatori hanno voglia di fare sistema  ma il quadro di riferimento è complesso”, e due autorevoli esponenti della Gd, Claudio Gamberini di Conad e Ulrich Spieckermann di Edeka.

Gamberini si è detto convinto dell’importanza dell’interprofessione, “appoggiata anche da Coop e Federdistribuzione” ma, ha aggiunto, “vogliamo che funzioni veramente: l’unanimità richiesta per approvare è un limite effettivo. Inoltre, alcuni comitati di prodotto funzionano altri no”.

“Non neghiamo le nostre pecche, lo scaffale a volte lo trattiamo in modo sbagliato e utilizziamo poco la comunicazione”, ha aggiunto Gamberini. “Ma abbiamo bisogno di innovazione sul fresco. Le difficoltà ci sono anche per la Gd, siamo disponibili a collaborare”.

Spieckermann ha assicurato che il made in Italy per Edeka è un riferimento privilegiato: “crediamo nell’Italia e ai suoi prodotti: non solo per salubrità ma anche per il sapore. Ma è fondamentale saper programmare le produzioni, anche per garantire qualità costante. Inoltre in Italia è difficile trovare fornitori di dimensioni congrue ”.

Carlo Sacchetto, capo della segreteria tecnica Mipaaf non si è lasciato sfuggire l’occasione per rimarcare che il prodotto organizzato è ancora troppo poco e soprattutto che l’aggregazione manca dove servirebbe di più, al Sud: “Questo settore è la corazzata dell’agroalimentare italiano, ma non vengono espresse le reali potenzialità, come ha dimostrato la dispersione del “sistema Italia” alla fiera Fruit Logistica”. Quindi un approfondimento su Ocm, interprofessione e sulla revisione del Decreto 102/2005 sulla regolazione dei mercati. Fra le richieste italiane accolte nella Pac in discussione, il mantenimento delle risorse nella nuova OCM ortofrutta e l’obbligo di indicazione dell’origine sui prodotti; è stata inoltre inserita la possibilità per le Aop di presentare piani operativi.

Quanto all’articolo 62 l’esponente del dicastero di via XX Settembre ha confermato che “è in vigore e si applica: la norma comunitaria prevede possano essere previste condizioni più favorevoli al creditore”.

Prima di Sacchetto, ad aprire i lavori moderati dal giornalista del Tg1 Attilio Romita, un  videomessaggio di Paolo De Castro, impegnato a Bruxelles nella prima giornata di “trilogo” tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue e il docente Roberto Della Casa che nel presentare un focus sull’andamento dei consumi ha spiegato come l’indice di fiducia del consumatore sia calante in tutta Europa e che cambiano i paradigmi di consumo: promozioni, controllo della spesa, riduzione sprechi caratterizzano il nuovo scenario. Si riducono gli acquisti di frutta e verdura e a ciò bisognerebbe rispondere, secondo Della Casa, fornendo più servizi, puntando sul confezionato: comprare 3 mele invece di 4 è semplice, un pacco di pasta non può essere smembrato. Oltre all’export le strade su cui puntare, ha concluso Della Casa, sono quelle delle maggiori masse critiche, di efficienza ed efficacia, organizzazione logistica e commerciali, accordi nazionali e sovranazionali, promozione  e distintività del  made in Italy.

In chiusura, dopo gli interventi di Ibrahim Saadeh, numero uno di Italia Ortofrutta e del past president Pino Calcagni, la parola agli sponsor Unitec (con Angelo Benedetti  che ha tratteggiato l’esperienza della propria azienda) e International Paper la quale ha portato la toccante testimonianza diretta di chi ha dovuto affrontare il tragico sisma dell’Emilia. “Abbiamo dovuto ricostruire e ripartire da zero – le parole di Luppi – ma forse il terremoto è come la grande crisi che stiamo vivendo: cementa, fa convivere realtà e persone che prima magari si detestavano”.

 

Mirko Aldinucci

mirko.aldinucci@corriere.ducawebdesign.it

 

 

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