FALLIMENTI PILOTATI SU DECINE DI SUPERMERCATI: 15 ARRESTI, SEQUESTRI PER OLTRE 32 MILIONI

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La Guardia di Finanza di Bologna ha smantellato un’organizzazione che aveva escogitato un sistema di fallimenti pilotati a catena. Funzionava così: sono stati aperti decine di supermercati e negozi di cosmetici  rilevati da noti marchi della grande distribuzione – poi però le società sono state depredate e avviate al fallimento.

Come spiega Il Resto del Carlino, l’indagine, coordinata dalla Dda, ha portato al sequestro preventivo di beni per oltre 32 milioni e alla denuncia di 32 persone, 15 delle quali sono state arrestate, per i reati di associazione per delinquere e bancarotta.

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Bologna Andrea Salvatore Romito e le perquisizioni a carico degli indagati hanno interessato mezza Italia: Bologna, Ancona, Arezzo, Barletta, Brescia, Crotone, Foggia, Lucca, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Parma, Pavia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trapani, Treviso, Udine, Venezia e Verona.

Il gruppo, noto come ‘banda del buco‘ e composto da bancarottieri italiani ritenuti ‘seriali’: in sostanza, ben 25 punti vendita sull’orlo del fallimento sono stati trasferiti a new-co riconducibili all’associazione. In questo modo, nessuno ha versato all’erario di 3,3 milioni di euro di tributi.

I grandi fondi così illecitamente accumulati, sono stati reinvestiti in altre iniziative imprenditoriali, tra cui l’acquisto di un prosciuttificio nel Parmense, o in altri casi trasferiti a società italiane ed estere compiacenti, sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari. Ultimamente, aveva rivolto la propria attenzione su una storica società ittica del Tarantino dotata di un consistente patrimonio, ma sovra-indebitata e in crisi di liquidità, in procinto di essere ‘saccheggiata’.

Tra le società finite nel tritacarne spiccano tre cartiere formalmente con sede a Milano, amministrate da due imprenditori cinesi irreperibili che, in meno di un anno, hanno emesso fatture false nei confronti di centinaia di imprese italiane per 7 milioni di euro, e ricevuto bonifici sui propri conti aziendali per 11 milioni di euro. Le risorse finanziarie riconducibili a operazioni commerciali fittizie, una volta accreditate venivano immediatamente trasferite in Cina, al fine di monetizzare l’evasione fiscale

Le indagini hanno permesso di ricostruire che l’organizzazione nel 2020 era subentrata alla guida di un gruppo societario dell’hinterland bolognese (composto da una holding e tre srl) operante nei settori della dermocosmesi e della grande distribuzione, con 32 supermercati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Amministrando queste società – secondo quanto ricostruito dalla Finanza  – le 32 persone individuate hanno effettuato vere e proprie operazioni di sciacallaggio, provocandone dolosamente il dissesto.

(fonte: Il Resto del Carlino)

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