EVVIVA PATATE, CAROTE E CIPOLLE: LA PRIMA LINEA ESSENZIALE IN TEMPI DI INFLAZIONE

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Quando si ha una diminuzione del potere d’acquisto sia ha nello stesso tempo una maggiore attenzione agli acquisti. L’inflazione, e quindi il valore degli stipendi in caduta libera, ha generato delle nuove scelte da parte dei consumatori. Le nuove strategie di acquisto da parte dei cittadini europei, ed italiani soprattutto, sono sotto gli occhi di tutti: si compra l’essenziale e/o gli articoli importanti e di “peso”.

Mi spiego meglio. Noi agricoltori stiamo assistendo ad una sempre più forte richiesta di prodotti agricoli base come ad esempio patate, cipolle, carote, mele, arance ecc. Chiamiamoli prodotti di “prima linea alimentare”, cioè quei prodotti che se mancano dal frigo fanno alzare la famiglia per andare al supermercato a comprarli. Non si può restare senza carote o patate a casa.
Sino ad oggi questi prodotti di prima linea alimentare sono stati lo stimolo all’acquisto e nel contempo quei prodotti di basso costo che permettevano con poca spesa di avere un bene tappabuchi dentro la dispensa. Il costo medio delle patate e carote al banco GDO è sempre stato al di sotto dell’euro al chilo e di circa 25/30 centesimi all’agricoltore.
Da circa 3 mesi a questa parte il ruolo dei prodotti alimentari di prima linea è cambiato, non più tappabuchi ma sono divenuti beni di rifugio economico. Cioè con un chilo di patate o carote una famiglia ci mangia e si sazia spendendo poco, come d’altronde succede il contrario con prodotti di alta gamma come fragole o fiori di zucca con cui spendi molto e mangi poco.
Il consumatore, che ha sempre meno potere di acquisto, compra quello che con poca spesa riesce a dare sazietà ed apporto proteico alla famiglia.
Da queste considerazione la dinamica incredibile dei prezzi attuali: patate, carote e cipolle a 1.80 al chilo al banco del supermercato e prezzo all’agricoltore di oltre 1 euro al chilo. E non solo. Dopo quasi venti anni di surplus produttivo per la prima volta sta mancando il prodotto. L’agricoltore è corteggiato e vezzeggiato dalle catene di GDO pur di avere il suo prodotto divenuto ormai introvabile. Nel mentre il consumatore finale non si sta allontanando dai prodotti di prima linea, anche con prezzi alti. Il ragionamento è semplice: meglio 2 euro per un chilo di carote (cena assicurata) che 2 euro per una vaschetta da 250 grammi di ciliegino (stuzzichino assicurato).
Insomma meglio cenare ed andare a dormire con la pancia piena, che stuzzicare qualcosina per poi svegliarsi a mezzanotte per farsi una bella frittata di patate e cipolle. E’ il ritorno all’essenzialità, cosa che sia noi agricoltori che i consumatori finali avevamo dimenticato, ormai attratti da produzioni effimere, esotiche, volubili o modaiole. Ora la grande distribuzione credo debba correre ai ripari per irrobustire le filiere di base per non rischiare di rimanere senza prodotti di prima linea alimentare. Noi agricoltori siamo pronti a tornare alla nostra agricoltura di base. Evviva le patate, carote e cipolle!

Roberto Giadone

imprenditore agricolo

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