EUROPA, L’EMERGENZA LATTE E CARNE OSCURA L’ORTOFRUTTA

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Il Ministero informa che il ministro Martina parteciperà oggi a Bruxelles “al Consiglio straordinario dei ministri dell’agricoltura e della pesca dell’Ue convocato per discutere circa gli interventi necessari per i i settori del latte e delle carni bovine e suine nell’Unione europea”. Ma come, non si doveva parlare anche di ortofrutta?

Tant’è vero che è annunciata sempre per oggi una manifestazione dei produttori ortofrutticoli e zootecnici dell’Ue aderenti al Copa-Cogeca davanti alla sede del Consiglio mentre al Brennero manifesteranno gli agricoltori della Coldiretti.

La verità è che l’emergenza latte e carne – condivisa dai paesi che comandano oggi in Europa come Germania e Francia – avrà tutta la scena e l’attenzione dei ministri europei mentre per l’ortofrutta non ci saranno che spiccioli di attenzione. D’altronde le misure di ristoro per l’embargo russo sono già state decise e oggi – dicono i bene informati – non ci saranno novità aggiuntive.

Su latte e carne c’è molta più attenzione perché il tema riguarda da vicino le ‘mani forti’ che controllano l’Europa agricola e paesi satelliti (come la Polonia), e per la capacità di pressione delle relative lobby sulla Commissione. L’ortofrutta non ha lobby altrettanto efficaci e l’Italia men che meno. Quindi la crisi delle produzioni estive, in particolare pesche e nettarine, resterà un problema che l’Italia dovrà sbrigare da sola, se ci riuscirà.

D’altronde cosa potrebbe fare l’Europa su questo fronte? Intervenire sulle misure relative allo stato di crisi per renderle più tempestive ed efficaci e impostare una reale programmazione produttiva con dati attendibili su impianti e varietà. In sostanza razionalizzare le produzioni ricorrendo anche a espianti e rinnovo varietale. E’ credibile, è possibile tutto questo? Restiamo scettici. Più facile sarebbe intervenire con misure nazionali per rafforzare l’organismo interprofessionale per renderlo davvero operativo e in grado di fare accordi vincolanti per tutti.

Anche qui lo scetticismo è d’obbligo perché far funzionare l’interprofessione significa incrinare lo status quo del mondo agricolo, i suoi assetti ingessati da decenni, e soprattutto tagliare le unghie alle organizzazioni professionali. Quindi? Per la crisi di drupacee e produzioni estive meglio confidare in grandi operazioni di aggregazione e valorizzazione dell’offerta come le neonate Opera e Origine Group che partono da pere e (nel caso di Origine) anche kiwi, ma che in futuro potrebbero estendersi anche alle produzioni estive. In sintesi: ci arrangiamo da soli, tanto un piano da 120 milioni di euro – come quello annunciato dal ministro per la crisi della zootecnia – per l’ortofrutta non si farà mai.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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