Dopo la nausea indotta da una campagna elettorale ‘degli orrori’, i risultati delle Europee ci riportano alla realtà e al buon senso. Grillo voleva fare un “processo popolare al sistema” e adesso invece i suoi dovrebbero fare un processo a lui, che ha clamorosamente sbagliato tutto.
Andatevi a leggere le proposte dei 5 Stelle in tema di agricoltura (quinto punto sul suo blog del programma elettorale per le Europee) e ringrazierete il Cielo che questi signori non abbiano responsabilità di governo, di nessun governo. Il cuore del programma è la lotta “contro l’ingresso e l’estensione nel territorio italiano delle grandi organizzazioni multinazionali dell’alimentazione che poi si legano (politicamente) alle diverse mafie agricole”.
“Da cosa nostra a casa nostra (la rivoluzione con una vocale): vogliamo essere liberi – concludono i Cinque Stelle – di produrre e mangiare i nostri prosciutti, i nostri salami, i nostri pomodori, le nostre arance, le nostre mele”(e chi glielo vieta?). Come si vede, un fritto misto di banalità e luoghi comuni da far rabbrividire. Viene da dire: un conto è fare battute, un conto è governare.
Ma come si fa a prendere sul serio gli show di questo miliardario annoiato che ha scoperto la politica, facendo il pieno di voti solo grazie all’incapacità di auto-riforma della politica stessa e dei partiti tradizionali? Parliamo di cose serie.
Renzi farà bene a gestire lo straordinario consenso ricevuto dal Partito democratico per andare in Europa a tentare di cambiare ‘questa’ Europa. Che non si illudano gli eurodeputati del Pd di prendere l’incarico – come tante volte è successo – come una comoda e ben retribuita sinecura. L’Unione deve davvero “cambiare verso” su crescita e occupazione e l’Italia dovrà avere un ruolo attivo in questo processo all’insegna di un riformismo forte. Perché l’Italia a Bruxelles e Strasburgo c’è, in tutte le sedi, e le cose non accadono ‘a sua insaputa’ ma solo perché non si lavora abbastanza.
Chi ha lavorato molto (e bene) in questi anni in Europa è stato Paolo de Castro, che ha raccolto un ottimo successo personale anche in queste elezioni. Ci sono tutte le premesse perché il nostro ex ministro possa ambire a un posto di Commissario europeo. Altra meritata affermazione quella di Giovanni La Via in Sicilia.
La vittoria del Pd in Italia rappresenta un messaggio di stabilità e di fiducia per il governo, che ne esce rafforzato. Il ministro Martina ha sul tavolo tanti dossier ‘caldi’tra cui quello delle fiere dell’ortofrutta che sono come i funghi, ogni giorno ne spunta una nuova. Adesso si affaccia una ipotesi Roma, sospinta dal mondo dei grossisti del Car. E’ bene ricordare che il dibattito, avviato proprio da noi del Corriere Ortofrutticolo, è nato dalla richiesta del mondo produttivo e commerciale di un unico grande evento nazionale di settore, sulla falsariga della spagnola Fruit Attraction. Se i territori e gli enti fieristici non troveranno una quadra, spetterà al ministro aprire un tavolo di coordinamento e indirizzo, se non vogliamo che sia il mercato a fare la selezione…(con spreco di tempo, risorse e ennesimo autogol del sistema ortofrutta Italia)
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
lorenzo.frassoldati@corriere.ducawebdesign.it
ELEZIONI, GOVERNO PIÙ FORTE. IL DOSSIER FIERE SUL TAVOLO DEL MINISTRO
Dopo la nausea indotta da una campagna elettorale ‘degli orrori’, i risultati delle Europee ci riportano alla realtà e al buon senso. Grillo voleva fare un “processo popolare al sistema” e adesso invece i suoi dovrebbero fare un processo a lui, che ha clamorosamente sbagliato tutto.
Andatevi a leggere le proposte dei 5 Stelle in tema di agricoltura (quinto punto sul suo blog del programma elettorale per le Europee) e ringrazierete il Cielo che questi signori non abbiano responsabilità di governo, di nessun governo. Il cuore del programma è la lotta “contro l’ingresso e l’estensione nel territorio italiano delle grandi organizzazioni multinazionali dell’alimentazione che poi si legano (politicamente) alle diverse mafie agricole”.
“Da cosa nostra a casa nostra (la rivoluzione con una vocale): vogliamo essere liberi – concludono i Cinque Stelle – di produrre e mangiare i nostri prosciutti, i nostri salami, i nostri pomodori, le nostre arance, le nostre mele”(e chi glielo vieta?). Come si vede, un fritto misto di banalità e luoghi comuni da far rabbrividire. Viene da dire: un conto è fare battute, un conto è governare.
Ma come si fa a prendere sul serio gli show di questo miliardario annoiato che ha scoperto la politica, facendo il pieno di voti solo grazie all’incapacità di auto-riforma della politica stessa e dei partiti tradizionali? Parliamo di cose serie.
Renzi farà bene a gestire lo straordinario consenso ricevuto dal Partito democratico per andare in Europa a tentare di cambiare ‘questa’ Europa. Che non si illudano gli eurodeputati del Pd di prendere l’incarico – come tante volte è successo – come una comoda e ben retribuita sinecura. L’Unione deve davvero “cambiare verso” su crescita e occupazione e l’Italia dovrà avere un ruolo attivo in questo processo all’insegna di un riformismo forte. Perché l’Italia a Bruxelles e Strasburgo c’è, in tutte le sedi, e le cose non accadono ‘a sua insaputa’ ma solo perché non si lavora abbastanza.
Chi ha lavorato molto (e bene) in questi anni in Europa è stato Paolo de Castro, che ha raccolto un ottimo successo personale anche in queste elezioni. Ci sono tutte le premesse perché il nostro ex ministro possa ambire a un posto di Commissario europeo. Altra meritata affermazione quella di Giovanni La Via in Sicilia.
La vittoria del Pd in Italia rappresenta un messaggio di stabilità e di fiducia per il governo, che ne esce rafforzato. Il ministro Martina ha sul tavolo tanti dossier ‘caldi’tra cui quello delle fiere dell’ortofrutta che sono come i funghi, ogni giorno ne spunta una nuova. Adesso si affaccia una ipotesi Roma, sospinta dal mondo dei grossisti del Car. E’ bene ricordare che il dibattito, avviato proprio da noi del Corriere Ortofrutticolo, è nato dalla richiesta del mondo produttivo e commerciale di un unico grande evento nazionale di settore, sulla falsariga della spagnola Fruit Attraction. Se i territori e gli enti fieristici non troveranno una quadra, spetterà al ministro aprire un tavolo di coordinamento e indirizzo, se non vogliamo che sia il mercato a fare la selezione…(con spreco di tempo, risorse e ennesimo autogol del sistema ortofrutta Italia)
Lorenzo Frassoldati
direttore del Corriere Ortofrutticolo
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LA SPREMUTA DEL DIRETTORE
L'ASSAGGIO
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