DUMPING DEGLI USA, MANDORLA ITALIANA IN CRISI PROFONDA: “A RISCHIO ABBANDONO OLTRE 50 MILA ETTARI”

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Continuare a mantenere in vita gli impianti di mandorle, anche se non si riescono a recuperare i costi di produzione, o estirpare tutto, rinunciando a decenni di lavoro, sacrifici e investimenti?

L’interrogativo riguarda migliaia di produttori italiani, prevalentemente siciliani e pugliesi alle prese con una delle peggiori crisi di mercato del comparto mandorlicolo. A rischio abbandono ci sono 32 mila ettari in Sicilia e 19 mila in Puglia con una concentrazione nelle province di Bari, Agrigento e Caltanissetta (da sole rappresentano il 54 per cento della mandorlicoltura italiana).
L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dall’Associazione siciliana frutta in guscio che ha denunciato come i produttori statunitensi (sono quelli della California) stiano mettendo in atto una politica commerciale aggressiva capace di sbaragliare non solo la mandorlicoltura italiana, ma perfino quella europea con la Spagna in testa.
A mettere in ginocchio i produttori europei le politiche di dumping adottate recentemente dai produttori californiani. L’ultima novità che ha spiazzato tutti è l’immissione sul mercato delle giacenze dello scorso anno: 350 mila tonnellate a prezzi da liquidazione. Prezzi così bassi da fare letteralmente crollare il prezzo della mandorla nazionale. “Al porto di Gioia Tauro – denuncia Ignazio Vassallo, presidente dell’Associazione siciliana frutta in guscio – le mandorle californiane arrivano a 3,50 euro al chilogrammo. Nel 2022 le mandorle sgusciate venivano acquistate a 6-6.50, prezzo che negli ultimi anni si era stabilizzato dopo i ripetuti cali registrati a partire dal 2018 quando aveva raggiunto quotazioni intorno ai 10 euro al chilogrammo”. Ma non solo. “Gli esportatori californiani – aggiunge il presidente dall’Associazione siciliana frutta in guscio – stanno immettendo sul mercato europeo un prodotto senza storia, senza gusto e spesso ricco di pericolose aflatossine”.

Ignazio Vassallo

Secondo Vassallo le recenti politiche commerciali dell’Almond Board californiano vengono perseguite con un obiettivo finale: dettare la loro politica dei prezzi in regime di monopolio mondiale così da distruggere l’intero settore della mandorla non solo italiana, ma anche europea.
In realtà il mercato mondiale della mandorla da decenni, ormai, è controllato dagli Usa e dalla California in particolare. Qui negli anni ’70 vennero realizzati enormi investimenti sulla coltura sostenuti dalla ricerca e dallo sviluppo della domanda nel mercato globale. Oggi dell’Almond Board (una struttura impensabile in Italia dove tra i produttori prevalgono le divisioni piuttosto che la condivisione di obiettivi e di intenti) fanno parte 7.600 coltivatori di mandorle e 99 operatori commerciali. Una forza d’impatto enorme che fa pesare il fatto come nel mondo, su 10 mandorle in circolazione, almeno 9 sono state prodotte in California.

Riccardo Damiano

Ma è davvero oro tutto quello che luccica? Naturalmente no. Spiega Riccardo Damiano, titolare della “Damiano organics”, la maggiore azienda siciliana di trasformazione della frutta in guscio che fattura 60 milioni di euro a cui si aggiunge una piú piccola azienda negli Usa che ne fattura 7: “In California, certi risultati si ottengono grazie all’uso quasi spregiudicato dell’acqua, mentre in Sicilia, sappiamo bene che la maggior parte degli impianti è ancora in asciutto. E in queste condizioni le rese sono davvero basse: a volte con difficoltà in un ettaro si arriva a raccoglierne una tonnellata. La situazione migliora se il mandorleto viene irrigato anche solo con interventi di soccorso”. Che l’irrigazione faccia la differenza lo testimoniano le rese medie spagnole che superano sempre 1,5 tonnellate per ettaro raggiungendo spesso 2-2,5 ton/ha. In California, invece, la media produttiva è di 3,5-4 tonnellate per ettaro.
A rendere più fosche le tinte di un panorama produttivo già difficile, il post Covid, il conflitto russo-ucraino e l’inflazione che hanno pesato molto sui costi di produzione facendoli lievitare a livelli spesso non sopportabili. Oggi in Sicilia, la mandorla in guscio viene acquistata a 1,20 euro al chilogrammo. “Non deve stupire il fatto che in molti hanno deciso di non raccogliere e che qualcuno sta pensando all’estirpazione”, afferma Vassallo.

Ma davvero non c’è speranza per la mandorlicoltura italiana?
“Il futuro può esserci se puntiamo sulla qualità e sull’innovazione colturale”, afferma Damiano. “Senza arrivare agli eccessi della California, che comunque non possiamo permetterci perché per la Sicilia l’acqua è davvero una risorsa preziosa, basterebbe adottare l’irrigazione di soccorso, ampliare la maglia aziendale che adesso è troppo limitata e puntare sulle nostre varietà autoctone che già adesso sono molto apprezzate e ricercate sul mercato europeo con Francia e Germania in testa”. Il patrimonio genetico, infatti, non manca: solo in Sicilia ci sono 220 “accessioni” botaniche di mandorlo attualmente conservate in un campo del germoplasma che si trova nell’Agrigentino. “Il paragone con la California dove ne coltivano solo sei, non regge”, fa osservare Damiano che aggiunge: “Il contenuto in olio delle mandorle siciliane è altissimo e la sua composizione è eccellente dal punto di vista nutraceutico”. Da un chilo di mandorle nostrane si ottiene mezzo litro di olio, da quelle californiane circa la metà. Per non parlare poi, del sapore e del profumo.
Angela Sciortino

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