DREI (CONFCOOPERATIVE ER):“ RISCHIAMO DI PERDERE INTERE FILIERE. PATATE, PERE E PESCHE NEL DRAMMA”

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“Le bollette fuori controllo vanno ad aggravare una situazione già fortemente compromessa per l’agricoltura emiliano-romagnola, su cui pende la spada di Damocle di provvedimenti europei destinati ad avere impatti devastanti tali da dimezzare le nostre produzioni. Rischiamo di vedere ridimensionate, se non proprio smantellate, intere filiere produttive fiore all’occhiello della regione. Ma la cosa non sembra interessare più di tanto al mondo della politica nazionale”.

Così Raffaele Drei (nella foto), presidente regionale (Emilia Romagna) di Confcooperative Fedagripesca, che commenta quanto sta accadendo nel settore agroalimentare, alle prese con la “tempesta perfetta” costituita da aumenti energetici, ulteriori rincari in tutte le altre voci dei costi produttivi (dai carburanti ai fertilizzanti ai materiali per i packaging), cambiamenti climatici che penalizzano le campagne e – soprattutto – politiche europee che lasciano gli agricoltori con le armi spuntate per difendere le produzioni. L’ultimo esempio è la proposta della Commissione UE di rivedere il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci: l’Italia è il Paese maggiormente penalizzato, perché la quota di riduzione dell’utilizzo di fitosanitari chimici entro il 2030 dovrebbe passare dal 50% al 62%, con una riduzione del 50% delle sostanze attive.

Qual è la situazione che stanno vivendo le cooperative agroalimentari dell’Emilia-Romagna?
“Dal punto di vista dei rincari energetici e in generale dei costi, il sistema produttivo non può reggere a lungo. Le nostre strutture cooperative si trovano ad affrontare situazioni del tutto fuori controllo con bollette aumentate negli ultimi mesi anche del 250%; qui ne va della competitività delle imprese, della capacità di stare sul mercato e quindi di dare un futuro alle migliaia di piccoli produttori. Questi rincari hanno ulteriormente allargato il gap competitivo con gli altri Paesi, basta pensare che in Spagna il costo del kilowatt è di gran lunga inferiore al nostro”.

Possiamo fare qualche esempio?
“Diverse nostre cooperative hanno denunciato pubblicamente quanto sta accadendo al loro interno, con costi energetici in alcuni casi più che triplicati e – per quanto riguarda le realtà più grandi – diverse decine di milioni di euro che vanno a pesare sui bilanci. Sono casi emblematici che riguardano tutte le imprese, dalle più piccole ai colossi cooperativi, e alle quali fanno riferimento le principali filiere produttive emiliano-romagnole, dall’ortofrutticolo al vitivinicolo fino al lattiero-caseario e al cerealicolo”.

L’emergenza dei rincari aggrava una situazione già di per sé molto difficile con l’ulteriore stretta europea sull’uso degli agrofarmaci.
“I provvedimenti europei, a partire dalla strategia Farm to Fork, mettono a repentaglio la tenuta delle filiere agricole nazionale e regionale ignorando il percorso virtuoso che portiamo avanti da decenni per ridurre l’impatto delle nostre produzioni. Senza gli strumenti adeguati per combattere parassiti e patologie, per contrastare i cambiamenti climatici che si abbattono sulle nostre colture, gli agricoltori saranno costretti ad abbandonare le produzioni. Possiamo riempirci la bocca di tante belle parole sulla sostenibilità ambientale, ma qui l’Europa sta rendendo insostenibili dal punto di vista economico le aziende agricole e di conseguenza le cooperative agroalimentari. Non si tiene nemmeno conto della strada che abbiamo intrapreso in tutti questi anni almeno nella nostra regione, con l’utilizzo della lotta integrata e l’abbandono progressivo delle molecole rivelatesi troppo impattanti sull’ecosistema. Noi non siamo i giardinieri d’Europa, il nostro compito è quello di produrre cibo per sfamare la popolazione, facendolo in modo sempre più rispettoso dell’ambiente. Ma a queste condizioni temo che non riusciremo più a farlo”.

Lei parla di un ridimensionamento di intere filiere produttive emiliano-romagnole. A cosa si riferisce?
“Ci sono situazioni drammatiche come nel comparto delle patate, penalizzato da siccità e problemi causati da parassiti come i ferretti contro i quali mancano gli strumenti di contrasto. E dire che l’Emilia-Romagna è terra di eccellenza per la patata. Ma un discorso analogo può essere fatto sulle pere, comparto che anche quest’anno presenta difficoltà e si porta dietro criticità enormi delle stagioni passate tra cimice asiatica e maculatura bruna. Non parliamo poi della peschicoltura, ormai ridotta all’osso. Inoltre nell’ambito dell’orticole il mais dolce ha subito forti penalizzazioni”.

A questo punto, che cosa chiedete? Quali le priorità su cui agire?
“È a Bruxelles che dobbiamo batterci per evitare il ridimensionamento del settore primario italiano, facendo squadra sia a livello nazionale che internazionale con tutti gli attori della filiera agroalimentare. Dobbiamo evitare questa deriva che rischia solo di relegare l’agricoltura italiana ad un ruolo del tutto marginale. Per quanto riguarda le emergenze in corso, occorre che le aziende agroalimentari vengano riconosciute come energivore, superando la classificazione dei codici Ateco, e possano così godere dei benefici per contrastare il caro-bollette. Infine, se si vuole davvero consentire alle imprese di investire sulle energie rinnovabili, è necessario un grande sforzo in termini di alleggerimento burocratico delle procedure e maggiori incentivi anche alla vendita sul mercato libero dell’energia prodotta”. (Red)

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