IL DRAMMA DELLA MANODOPERA CHE NON C’È: “COSTRETTI A LASCIARE IL RADICCHIO NEI CAMPI”

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Le ha tentate tutte, appendendo perfino uno striscione fuori dalla propria azienda per cercare personale. Ma con scarsi risultati: persone disposte a lavorare raccogliendo radicchi in campo non ne trova.

Paolo Queruli (nella foto), titolare dell’azienda La Rosa di Monselice (Padova), specializzata nella produzione e vendita di radicchio veneto, è a dir poco sconsolato: la cronica mancanza di manodopera lo sta costringendo a lasciare sul terreno almeno il 20-30% della produzione di radicchi. E non per mancanza di richieste dell’ortaggio ma proprio perché non ci sono braccianti disposti a raccogliere il prodotto.

Lo striscione con la scritta a caratteri cubitali: “Cercasi personale”

“Abbiamo ancora un mese di campagna davanti e non sappiamo davvero come fare. Tra agenzie interinali e annunci di tutti i tipi, abbiamo cercato in ogni modo di trovare e assumere personale ma senza esito. Noi cerchiamo lavoratori e non si presenta nessuno, nemmeno gente senza esperienza o non qualificata”, ammette. “Ormai alla mattina la prima domanda che pongo in azienda è: “Quante persone ci sono oggi a raccogliere?”, afferma Queruli. “Già, perché un buon numero di quei pochi che firmano un contratto di lavoro, al momento di iniziare la prima giornata di raccolta non si presentano. Facciamo contratti che non vengono rispettati dai diretti interessati”. Il problema si presenta spesso anche in magazzino, per il confezionamento del prodotto. “Anche qui manca personale disposto a lavorare”.

L’esterno dello stabilimento dell’azienda La Rosa con lo striscione “Cercasi personale”

“A causa di questa situazione paradossale, abbiamo dovuto rinunciare a oltre il 60% del nostro potenziale lavorativo, proprio per la mancanza di manodopera, con conseguenti mancati guadagni e danni economici”, ammette, quasi disperato, l’imprenditore padovano.

“Stiamo diventando dipendenti dai nostri stessi dipendenti, che tra l’altro non si presentano. Ma non ci sono alternative: senza forza lavoro non possiamo andare avanti. La carenza di manodopera non è nuova ma quest’anno ha raggiunto livelli inimmaginabili. Covid a parte, credo che la verità sia che anche chi non ha un lavoro riesca a vivere ugualmente, tra reddito di cittadinanza e altro”, sostiene, critico, Queruli.

Paolo Queruli con i suoi radicchi

Come si fa a programmare in queste condizioni?”, si domanda ancora l’imprenditore veneto. “Non si ha una minima certezza sugli impegni presi con i clienti. Non si riescono ad evadere gli ordini con regolarità. La raccolta viene effettuata con il poco personale che si ha a disposizione. A questo si aggiunge il dramma del Covid e delle conseguenti quarantene e isolamenti che limitano enormemente il lavoro. Sta diventando durissima”.

E tutto questo in una stagione produttiva tutto sommato discreta, quantomeno nella media, con rese dimezzate che hanno consentito però di ottenere quotazioni soddisfacenti.

“Ma la situazione è davvero disastrosa – conclude Queruli, chiosando con una battuta. “Ormai con la verdura siamo arrivati alla frutta”.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriere.ducawebdesign.it

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