DOPO WORLD FOOD: OPPORTUNITÀ E RISCHI NEL MERCATO RUSSO

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Nulla è certo, ma molte cose sono possibili. Questa è un po’ la sintesi di quello che hanno raccontato al Corriere Ortofrutticolo, nel corso della recente edizione di World Food (16-19 settembre) a Mosca, i numerosi espositori e visitatori italiani, che sono parsi in aumento rispetto alla fiera del 2012. La partita si gioca con tre diversi tipi di interlocutori: i grandi importatori, che sono poi società che si contano sulle dita della mano, a partire da Globus (Mosca), Nevskaya (San Pietroburgo) e Tropic (100 km fuori Mosca); le catene dei supermercati che hanno cominciato a fare, da alcuni anni, importazione diretta; i medi importatori, numerosi e attivissimi. L’affidabilità non è sempre garantita e laddove lo è di più, come nel rapporto diretto con i buyer delle catene, i margini sono più bassi e la competizione per la fornitura (affidata per lo più a un’asta settimanale, raramente basata su un programma) è più alta. Mosca e San Pietroburgo ‘fanno’ il mercato russo, perché lì si concentrano i player che operano fino in Siberia e perché lì si realizzano i maggiori volumi di consumo, anche per lo sviluppo raggiunto dai più moderni sistemi di vendita. Mosca da sola copre il 17 per cento delle vendite di prodotti alimentari della Federazione Russa. In generale, la distribuzione organizzata copre poco meno del 20% delle vendite al dettaglio, con gruppi di dimensioni sempre maggiori che si chiamano – in ordine di importanza – X5retail, Magnit, Auchan, Okey, Lenta, Dixi, Kopeika, Sedmoj, Victoria. I ‘negozi indipendenti’ coprono circa il 65 per cento delle vendite di ortofrutta. Il resto è in mano ai mercati rionali. Ma tutto è in rapida evoluzione in Russia, dove emerge la tendenza a consumare prodotti salutari, di qualità, spesso in vendita a prezzi ben superiori che in Europa. La domanda di prodotti biologici è recente ma in forte crescita, con prezzi persino doppi, a volte, rispetto a quelli europei. Per quanto il Paese, anche per la determinazione del governo, spinga ad aumentare la produzione interna soprattutto di ortaggi ma anche della frutta che, nonostante il clima, in alcune zone è possibile coltivare (come le mele nel sud), il peso delle importazioni nel settore ortofrutticolo continuerà a rimanere alto e difficilmente scenderà sotto al 50% in media. La Russia rappresenta l’8% delle importazioni di frutta nel mondo e per l’agro-alimentare europeo è il secondo mercato di sbocco dopo gli USA. L’articolo completo sull’edizione di settembre del Corriere Ortofrutticolo in distribuzione in questi giorni a Macfrut. (a.f)

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