DELL’EXPO AGRICOLO SI SALVA SOLO IL VINO

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Ma l’Expo funziona o no? Il dibattito è aperto a un mese dall’inaugurazione. Si polemizza sul numero dei visitatori (inferiori, si dice, al previsto), sulle ricadute economiche dell’evento, su commercianti/ristoratori milanesi che si lamentano, sul maldipancia di alcuni grandi investitori (Fiera Bologna che ci ha messo – pare – 7 milioni) che si ritrovano in un’area dove la gente non passa.

Poi le solite stucchevoli critiche dei radical chic di Slow Food sul ruolo delle multinazionali (Coca Cola, Mc Donald’s) e sul prezzo degli hamburger, sugli stand architettonicamente belli ma vuoti di contenuto, e i malevoli servizi televisivi di Report (è partito l’hashtag #ingrassiamoilpianeta) che demoliscono una certa retorica del cibo buono, sano e giusto presente in Expo.

Domenica scorsa 31 maggio l’organizzazione dell’Expo ha ritenuto necessario fare il punto: 2,7 milioni i visitatori dal 1 maggio, biglietti venduti circa 15 milioni, positivo il riscontro sul fronte dell’indotto per il territorio con +16% di transazioni su carta di credito. Quindi tutto procede per il meglio. E sarà questa la versione che con ogni probabilità filtrerà sulla grande stampa e sulle reti Rai e Mediaset grazie anche ai forti investimenti pubblicitari che Expo ha fatto su questi mezzi.

Comunque niente di nuovo o inaspettato. Nonostante il diluvio di retorica sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, sulla Carta di Milano (fra un po’ la firmerà anche McDonad’s), lo sforzo per dare una patina culturale e di impegno planetario sul tema della fame nel mondo, di Expo si parla in termini di grande fiera, di un grande evento che misura il suo successo sui ritorni economici che può dare: biglietti staccati, visitatori, consumazioni, ricadute sul territorio. Il cibo latita, se non nei ristoranti, dove è abbastanza caro. Di contadini/agricoltori neppure l’ombra, se non negli eventi delle diverse organizzazioni professionali agricole, in gara tra loro per far vedere chi è più bravo. Come avevamo previsto, funziona alla grande il padiglione Vino grazie all’impegno dei privati (Vinitaly-FieraVerona) e al battage mediatico che circonda il settore, per cui sembra che in Italia ci siano solo vigneti (che fra l’altro stanno diminuendo) e che siamo un popolo di eno-appassionati (invece i consumi crollano).

L’ortofrutta, ma questo si sapeva, è la grande desaparecida di Expo 2015: è presente qua e là frammentata tra le varie iniziative senza una immagine unitaria, senza un progetto forte che la proponga come un grande comparto economico per il Paese (occupazione, territorio, export) e come una risorsa straordinaria per migliorare il benessere degli italiani. Ma tant’è, nessuno ha avuto né la voglia né i mezzi per investirci sopra. Senza una vera cabina di regia non si va da nessuna parte. E i grandi del settore hanno ben altro a cui pensare.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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