DECRESCITA FELICE? RASSEGNAMOCI AD UNA MEDIOCRE NON-CRESCITA

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Sotto l’albero di Natale si mettono buoni propositi. Per cui facciamo uno sforzo di ottimismo della volontà, anche se prevale il pessimismo della ragione. L’agricoltura complessivamente non sta bene (al di là di alcuni trionfalismi di facciata) e l’ortofrutta ne è un po’ il ventre molle: grandi potenzialità, scarsi risultati.

Non ottiene molto sul piano istituzionale; attendiamo ancora qualcuno che ci spieghi l’effetto sul comparto dei vari provvedimenti che il Governo ha messo in campo. Più spinta all’export? Più spinta all’aggregazione? Valorizzazione di ricerca, innovazione, ecc? Nella legge di Stabilità ci sono sgravi contributivi ma solo per chi assume a tempo indeterminato… Non ci risulta che in campagna ci sia la corsa a questo tipo di assunzioni. Poi sul piano interno il mondo dell’ortofrutta si fa del male da solo. La frantumazione della rappresentanza dei Centri agroalimentari ne è buon ultimo esempio. D’altronde il tema della rappresentanza debole e divisa è un vero fardello per il settore, una palla al piede per competitività interna e crescita sui mercati internazionali.

Il semestre italiano di presidenza Ue si sta chiudendo in un mare di chiacchiere e in assenza di visibili risultati. La ripresa, la crescita rimandata a quando? Il 2015 sarà in salita, dice Renzi, forse solo nel 2016 rivedremo il Pil con un segno positivo significativo (sopra al +1%). Mah, ogni fine anno le stime del Pil vengono ritoccate e si rimanda di due anni il ritorno della crescita. Forse conviene rassegnarsi a questa mediocre non-crescita, è più serio e ragionevole. E’ credibile che i consumi tornino anche solo ai livelli di 10 anni fa? Non ho alcuna indulgenza per i teorici della ‘decrescita felice’, però un sociologo qualche giorno fa in tv diceva che questa crisi ha anche aspetti positivi: meno sprechi, più risparmi, più oculatezza negli acquisti, insomma consumatori più consapevoli… Forse. Ma se è così, il mondo produttivo-commerciale dovrà adeguarsi a questo trend. E non sognare di tornare ai tempi d’oro degli acquisti di massa e dei carrelli strapieni. Molti rami secchi della filiera dovranno cadere. Produrre meno e produrre meglio e solo quello che vuole il mercato, e comportarsi di conseguenza: è il messaggio agrodolce che mettiamo sotto l’albero. Nella consapevolezza che nessun livello di consumo è acquisito e che se le cose vanno male, possono anche peggiorare (aggiornamento della legge di Murphy). Auguri

 

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

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