DE CARLO: “NO AD UNA MASSICCIA GLOBALIZZAZIONE. TUTELIAMO LE NOSTRE PRODUZIONI”

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“Credo che tutela e valorizzazione, che sono i due pilastri su cui poggia l’attività dei consorzi, rappresentino esattamente il format con il quale l’Italia si vende al mondo e riesce a mantenere uno standard qualitativo alto”.

Cosi il senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura, turismo, industria e produzione agroalimentare del Senato, intervenuto in occasione dell’incontro “Pomodoro di Pachino IGP tra tradizione e innovazione”, organizzato dal Consorzio di tutela della IGP Pomodoro di Pachino e tenutosi a Rimini nell’ambito del Macfrut, la grande fiera dell’ortofrutta.

“Non è solo una qualità del prodotto in sé, ma è anche il fatto che quel prodotto racconta la storia di un territorio – ha aggiunto – ed è questo un altro compito straordinario e di valorizzazione che ha il consorzio, e cioè quello di riuscire a vendere attraverso i prodotti il proprio territorio e l’unicità di questa nazione”.
In merito al rischio di allargamento verso est con Paesi meno rispettosi verso il nostro prodotto tipico, De Carlo ha ammesso che “c’è il rischio nella maniera in cui non ci dotiamo di strumenti nazionali ed europei che ci consentano di continuare a valorizzare il prodotto che facciamo. Noi come governo abbiamo sempre contrastato queste politiche di eccessiva spinta globalistica e, invece, valorizziamo anche egoisticamente le nostre grandi peculiarità. Diventa fondamentale dotarsi di quelle istituzioni che ci consentano di difenderci, ed è qui la prima parte del valore dei consorzi, cioè sulla tutela”. Proprio Pachino, per De Carlo, gioca un ruolo fondamentale: “Il pomodoro Pachino non può che trarne assolutamente giovamento da questa ritrovata visione, che non è una visione nazionalistica, è una visione che punta sulla qualità. Il pomodoro, su un tema per esempio che è quello delle tecniche dell’evoluzione assistita, gioca un ruolo fondamentale perché è una pianta che si presta a queste operazioni che non sono OGM, ma che sono semplicemente valorizzazioni di determinate caratteristiche all’interno della stessa pianta che consentono di affrontare nuove sfide come quelle del cambiamento climatico, della siccità, nelle condizioni migliori per poterle superare. Questa è innovazione e tradizione – ha concluso – d’altronde noi non dobbiamo mai smettere di ricordarci che ogni tradizione che abbiamo oggi è un’innovazione che a suo tempo ce l’ha fatta”.

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