DAZI E COMPETIZIONE TRA COOP: DIBATTITO SUI SOCIAL DOPO L’EDITORIALE DEL DIRETTORE FRASSOLDATI

Condividi

Fa discutere l’editoriale del direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati (leggi news) sulla competizione del mondo della cooperazione dopo la riorganizzazione di Ue.Coop, l’associazione di Coldiretti, che ha scelto un nome di grido alla presidenza, l’ex pm Gherardo Colombo. Il direttore Frassoldati entra anche sul tema dei dazi, scrivendo: “Bloccheremo le pesche spagnole, i meloni del Senegal e i peperoni olandesi? Benissimo. Questo ci farà vendere più prodotto italiano e a prezzi più alti? È lecito dubitarne, però si può provare…”.

E ancora: “Vogliamo bocciare il Ceta e tutti gli accordi di libero scambio che (finalmente) l’Europa aveva iniziato a costruire? Facciamolo, poi però bisogna spiegare agli italiani che devono consumare di più: più vino, più ortofrutta, più pasta, più formaggi, etc e pagarli a prezzi più alti”.

Il commento di Frassoldati ha generato una discussione sui social, sulle tematiche dell’import e dell’export, del ruolo dell’Italia e delle eventuali ripercussioni di un’introduzione dei dazi.

Tra i commenti ci sono anche quelli di operatori e imprenditori di primo piano del comparto ortofrutticolo come Salvatore Lotta dell’Op Campidanese che scrive: “Non si deve bloccare ma si deve dare qualcosa di diverso al consumatore. Bisogna fare sistema. Basta micro aziende ma gruppi di produttori più grandi e uniti. Solo così si fa reddito in agricoltura”. Mentre Marco Rivoira, amministratore dell’omonimo gruppo piemontese, ricorda come l’ortofrutta italiana viva di export.

Michael Zagler premette che “l’agricoltura europea viene già protetta con dazi di importazione nell’arco dell’anno in riferimento a molti prodotti ortofrutticoli. Il protezionismo – aggiunge – non aiuterà a risolvere il problema causato in primis da una sovrapproduzione di molti prodotti ortofrutticoli in diversi paesi europei. Se altri paesi attuano una politica di protezionismo, allora la situazione peggiorerà ancora di più per l’Italia che dipende fortemente dall’esportazione.

Sebastiano Vendramin si domanda: “Se consideriamo il prodotto italiano uno dei migliori se non il migliore al mondo, perché non la smettiamo di preoccuparci delle importazioni e ci organizziamo per l’esportazione di qualità? Probabilmente si dovrebbe fare “più sistema” tra produttori, commercianti, camere di commercio, banche, assicurazioni”.

Maurizio Recchioni afferma che “se blocchiamo il libero scambio a rimetterci è l’Italia. Il valore dei prodotti agroalimentari esportati supera di gran lunga quello dei prodotti importati”.

Per Massimo Dall’Olio “il consumo si regge sempre sulla possibilità di spesa e se i redditi di gran parte della popolazione italiana tendono sempre più verso il basso anche i consumi seguono lo stesso percorso… Pertanto per tener su i prezzi bisogna tener su anche i redditi. Se no chi consuma si rivolgerà sempre verso la minor spesa e quindi verso una qualità più bassa. Cina docet”.

Per Silvio Fritegotto non ci sono dubbi “le chiusure fanno più danni che vantaggi”

Per Giuseppe Caruso la soluzione è “mettere le nazioni che scambiano i prodotti a stretti e rigidi controlli sui prodotti chimici e concimi da usare secondo direttive, anch’esse da rivedere, della comunità europea. Molto importante è controllare all’origine tutta la filiera produttiva. Fondamentale è rendere il lavoro agricolo giustamente remunerato, con pari diritti al lavoratore delle multinazionali”.

Roberto Cotza sottolinea però come “il consumatore è il vero padrone del mercato. Per i prodotti della terra si deve sempre contare il centesimo, poi scopri che il consumatore ha anche la rata dell’auto nuova, di netflix, sky, etc”.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE